La società Usa specializzata nel servizio di trasporto urbano ha chiuso il terzo trimestre del suo esercizio con ricavi in crescita, ma con un rosso di bilancio di 800 milioni di dollari. Il buco da inizo anno sale a 2 miliardi
Nel terzo trimestre Uber technologies ha visto salire ulteriormente le vendite, ma ha comunque chiuso in perdita, cosa che potrebbe convincere la società ad accantonare i progetti per l’ipo, attesa a Wall street, ma non ancora annunciata. Secondo quanto riporta il Wall street journal, il gruppo, che controlla l’omonimo servizio per prenotare vetture con conducente tramite smartphone, avrebbe chiuso il terzo trimestre con perdite per almeno 800 milioni di dollari, escludendo voci come tasse, interessi e i risultati della divisione cinese, venduta nel periodo in questione a Didi chuxing technology. Il fatturato sarebbe invece salito a 1,7 miliardi, dagli 1,1 miliardi del secondo trimestre. Uber ha una valutazione di circa 68 miliardi di dollari e non è tenuta a rendere pubblici i risultati di bilancio, poiché non è quotata. Le perdite del terzo trimestre si vanno a sommare a quelle per almeno 1,2 miliardi stimate per la prima metà dell’anno.
La perdita è legata agli investimenti per l’acquisto di auto che si guidano da sole e ai pagamenti cash per i guidatori. Uber, infatti, continua a fare shopping e solo qualche settimana fa ha annunciato di aver rilevato la Geometric Intelligence di New York, una startup specializzala in particolare nelle tecnologie dell’apprendimento delle macchine. Sono appena diciotto persone, ma fra loro ci sono nomi di peso. Uno dei fondatori, nonché amministratore delegato, si chiama Gary Marcus ed è un saggista di un certo successo e professore di Psicologia e scienze neurali alla New York Univesity. Al suo fianco c’è Zoubin Ghahramani, professore dell’Università di Cambridge e Jason Yosinski che è passato per la Nasa, i Cornell Lab, Google DeepMind. Gli altri non sono da meno.
La Repubblica