di Cesare Lanza
Scommettiamo che i personaggi, le abitudini, i costumi del tempo che fu saranno a poco a poco riscoperti e riqualificati? Ammetto, e mi scuso: la scommessa di oggi è condizionata dalla mia età senile, più incline alle nostalgie che alle speranze. È stata però una lettera a indurmi a questa riflessione, con un (ardito) accostamento tra la politica è il calcio. Eccola, a firma del signor Tullio Bologna, da Vigevano: «Caro Lanza, la leggo sempre con gusto, lei scommette su vari argomenti. Oggi le sottopongo un problemino sportivo che da tempo mi affligge: lei ha solo quattro anni più di me, può confermare o smentire. Io rimpiango i tempi in cui alla Coppa dei campioni (la chiamo sempre così) accedeva solo la vincitrice di ogni campionato, in cui chi si aggiudicava la Coppa di ogni Paese partecipava alla Coppa delle coppe, in cui dalla seconda classificata in giù lo sbocco era nella Coppa Uefa. Molto, ma molto meglio del lunghissimo baraccone odierno! Che ne pensa?». Rispondo: non solo sono d’accordo, ma estendo la nostalgia al mondo politico.
Ieri ho partecipato alla presentazione di un libro su Giacomo Mancini, scritto dal figlio Pietro. Con tutte le critiche che gli si possono muovere, vogliamo paragonare Mancini ai ministrucci di oggi? E i giganti Alcide De Gasperi e Giulio Andreotti, Amintore Fanfani e Ugo La Malfa e Bettino Craxi (l’elenco è lungo ! ) ai lillipuziani Matteo Renzi e agli uomini e donne del suo governo, confermati, ahimè, da Sergio Mattarella e Paolo Gentiloni? Tuttavia, caro signor Bologna, questa nostalgia è onestà intellettuale, ma i buoni sentimenti (forse) non bastano, per un miglior futuro.
Cesare Lanza, La Verità