Che cosa ha in mente per i suoi giornali Patrick Drahi, il tycoon franco-israeliano, editore di testate prestigiose come il quotidiano Libération, il settimanale L’Express ma anche di tanti giornali «btob», quella che in Italia si chiama «stampa tecnica», che fanno soldi ma non hanno il peso politico e lobbystico che il De Benedetti francese si aspetta dalla sua holding Sfr Media?
Un paio di giorni fa il suo braccio destro della carta stampata, Alain Weill, patron di Sfr Media ma anche manager fidatissimo per tutto quel che riguarda il business televisivo del gruppo (il canale «all news» Bfmtv che ha appena «generato» Bfmtv Paris, la Cnn parigina, come è stata definita), ha annunciato la cessione del mensile L’Etudiant (170 mila copie) e di tutta la stampa tecnica, quella che, fino a gennaio 2015, stava sotto l’ombrello del gruppo Mag&Co di Marc Laufer, una dozzina di testate (dall’auto alla cosmetica all’hi-tech alla musica), una settantina di dipendenti, 17 milioni di fatturato e un buon margine come si conviene, appunto, al settore dei prodotti editoriali «btob».
E fin qui niente di nuovo: Drahi vuole concentrarsi sulle due testate ammiraglie, Libération e L’Express (che a gennaio assorbirà il mensile economico L’Expansion; vedere ItaliaOggi del 23 novembre) e si libera di testate politicamente marginali «pour se donner les moyenne de developper les titres du groupe», per avere le risorse finanziarie necessarie, come ha dichiarato Weill.
Ma è davvero così? Alcuni indizi autorizzano a dubitarne.
Se Drahi, indebitatissimo (65 miliardi di euro), cercava di monetizzare la sua stampa tecnica, perché vendere al suo ex socio (nella holding Altice Media), Marc Laufer, cioè quello stesso che non più di un anno fa gli ha venduto le stesse testate?
«C’est un aller-retour inhabituel», un’andata-e-ritorno abbastanza curiosa, commentano gli osservatori.
Insospettiti anche dal fatto che non è stata data nessuna informazione sul valore dell’operazione. «Nous ne donnons pas plus de précisions», non daremo altri dettagli, ha risposto Weill. Mentre Laufer, l’acquirente, non ha aperto bocca, com’è nel suo stile di finanziere sempre al servizio di Drahi (è stato lui, nel 2014, a entrare nel capitale di Libération con 14 milioni di euro fatti arrivare da BoFinance, il fondo lussemburghese dell’amico Patrick). Insomma, si ha la sensazione che la cessione dell’Etudiant e del polo della stampa tecnica al loro vecchio editore Laufer sia solo un «portage», come si usa nei mercati finanziari, in attesa di trovare un migliore offerente.
Lo conferma anche il fatto, come risulta a ItaliaOggi, che Weill e Laufer stanno facendo un giro di colloqui con altri editori potenzialmente interessati. E al primo posto c’è Mondadori France, terzo editore francese, con buoni margini (nonostante il fatturato in calo quest’anno) e alla ricerca di testate per completare il suo portafoglio (una trentina di titoli) molto concentrato sul popolare, sulla moda, sull’auto, sulla scienza e il lifestyle.
Carmine Perna, il patron di Mondadori France, molto apprezzato a Segrate, incontra i vertici di Sfr Media nei prossimi giorni. Ma per trattare che cosa? Forse Point de Vue, un settimanale popolare che somiglia al vecchio Gente di Edilio Rusconi o a Hola spagnolo («Tout l’actualité du gotha et des personnes d’exception» è il pay off) e vende più di 200 mila copie e che potrebbe fare sinergia con Closer.
Giuseppe Corsentino, ItaliaOggi