Di Cesare Lanza
Scommettiamo che i dirigenti della Juventus faranno presto qualcosa per moderare l’antipatia che nutrono per lei coloro che juventini non sono? Anch’io non sono juventino, ma ho sempre rispettato sentimentalmente la cosiddetta Vecchia Signora: l’ho già scritto altre volte, mio padre era un passionale tifoso bianconero, come pochi altri ne ho conosciuti. E oggi, se vivesse, sarebbe felice per la straordinarietà di vittorie della «sua» squadra del cuore, ma anche molto malinconico perché la Vecchia ha smarrito per strada, almeno in parte, il suo celebre stile signorile. Non mi riferisco soltanto alle brutte polemiche e rivalità con l’Inter e la Roma: fanno parte del gioco, le responsabilità sono confuse e reciproche. Non mi è piaciuta però la protervia con cui il club insiste a rivendicare gli scudetti che le sono stati tolti, per intrallazzi veri o presunti: perché le istituzioni si rispettano, comunque. E la Juve non solo è lei stessa una istituzione, ma – nella sua lunga e trionfale storia – non ha certo avuto problemi con le istituzioni, gli arbitri, le leggi del calcio. Mi riferisco al recente gusto, esibizionistico, di strappare alle più temibili rivali i loro campioni: Gonzalo Higuain al Napoli, Miralem Pjanic alla Roma. E ora addirittura si parla di Radja Nainggolan, ancora della Roma, e del giovane astro Gianluigi Donnarumma, del Milan. Il mercato è aperto in tutto il mondo, la squadra già è fortissima, perché queste scelte? Mi direte; e Roberto Baggio strappato alla Fiorentina? Una tantum va bene; le esagerazioni no. E il troppo stroppia. Ma scommetto che a Torino abbiano cominciato a capirlo.
Cesare Lanza, La Verità