Il nostro Paese se vuole avere un futuro deve recuperare il passato. È necessario sapere da dove si viene per capire dove sia opportuno andare. Occorre riconsiderare la propria storia senza alcuna riserva, per cogliere in essa i migliori insegnamenti. La Memoria storica quindi non può essere una parola vuota pronunciata di tanto in tanto in commemorazioni ripetute. Ricordare e rivalutare ciò che ‘funzionava meglio’ non è solo nostalgia ma un atteggiamento serio ed intellettualmente onesto per auspicare un domani migliore. Desidero condurre l’attenzione ad un esempio concreto di ciò che intendo dire: le ‘Colonie estive’. Esse rappresentano ancor oggi il valore e la visione di un’Italia che non c’è più. Confesso di avere molta, troppa inquietudine nel non vederne più, e nell’osservarne talune fatiscenti o diroccate a causa di una memoria abbandonata fa rabbia (con tutto il valore e l’utilità dei Centri estivi per bambini e adolescenti). Le Colonie furono realizzate al nobile intento di permettere a bambini insalubri o non abbienti di soggiornare in località marine o montane, spendendo il proprio tempo tra cure, apprendimento, giochi e spensieratezza. In più periodi del dopoguerra la crescita economica e sociale italiana aveva pochi raffronti: un invidiabile modello sociale nonostante le contraddizioni che ogni modello porta in se. La grande industria e le eccellenze scientifiche e culturali erano ammirate dal mondo. Di seguito alla ricostruzione post bellica, il patrimonio economico era parte di tutta la società anche se in maniera distinta: un conto era essere operaio, impiegato, dirigente o, si chiamava così, il padrone. Ma ciascuno era parte di un tutt’uno: il progresso sociale. le colonie sono un esempio utile a ricordare il valore del modello socio economico che l’Italia aveva nel momento di crescita più alta del secolo scorso. L’industriale o l’ente statale – per me figlio di macchinista ferroviere le FS ferrovie dello stato – si preoccupava di accompagnare la persona nella propria crescita e nel perseguimento della propria dignità. Per tutti, intrattenendomi sulle Colonie, ricordo Olivetti; l’attenzione che egli spese nella concreta realizzazione di strutture all’avanguardia nell’educazione, formazione nonché assistenza dei figli dei propri dipendenti ha, fuor di retorica, del proverbiale. L’ingratitudine riservatagli dai posteri, mi riferisco alla classe dirigente politica ed economica, ha dello squallore. L’Italia, il nostro paese, la nostra gente, ha bisogno si ritrovi il senso del collettivo per il progredire sociale di tutti. Avremo un domani se ci riapproprieremo del nostro passato e dell’orgoglio dell’essere stati ciò che oggi non siamo.
Ettore Martinelli, La Verità