Scommettiamo che è impossibile vincere al gioco, se ci si affida ai cosiddetti sistemi «sicuri»? Mi direte: bella scoperta! E allora è necessario un preambolo. La mia passione per il gioco ha un paio di buone spiegazioni. La prima: due (non uno, due!) miei zii mi insegnarono il poker a cinque anni ed ero in prima elementare, privatamente perché non avevo l’età per iscrivermi a scuola. La seconda, legata alla prima: secondo studi americani, è certo che la predisposizione al gioco è ereditaria. Non mi pento: accetto il mio destino. Ho vinto, ho perso, per scandalizzarvi davvero vi dirò che, se dipendesse da me, insegnerei il gioco nelle scuole: l’azzardo è pericolosissimo, quindi studiarlo è educativo, si impara anche a saper perdere e a saper vincere, quindi ad affrontare la vita (dove tutto è a rischio) e a raggiungere un equilibrio, prezioso per chiunque di noi. Ho scritto una decina di libri su questo argomento: riflessioni, esperienze, guide ai leggendari casinò di una volta (oggi non ci sono più). Purtroppo c’è sempre qualcuno che mi chiede: tu sei esperto, dimmi come si fa a vincere, matematicamente? E il mercato è pieno di manualetti che insegnano metodi «sicuri». Per carità! L’illusione è evidente: se qualcuno sapesse vincere con certezza non perderebbe tempo a scrivere manuali. Nel gioco (come nella vita) certezze matematiche non esistono. Quando si vince, se si vince, il successo dipende molto da benigne casualità, e un po’ dalla capacità di ben utilizzare i momenti di fortuna. State lontani dai sistemi! Quelli che giocano sui ritardi al lotto, che per ore segnano i numeri usciti alla roulette sono destinati a perdere, anche a rovinarsi. Cosa scommettiamo?