Pd: D’Alema, i libri? Battute infelici, cito sempre chi mi aiuta
“Signora, io ho pubblicato, non so, nove o dieci libri e in qualche caso mi sono fatto aiutare: parlavo e altri mettevano in stile piu’ preciso quello che dicevo quando ci trovavamo in momenti di maggiore impegno. Con la differenza, rispetto a altri autori, che l’ho sempre scritto: alcuni libri sono ‘miei miei’, in alcuni mi sono fatto aiutare, come accade ai leader poltiici o alle persone che hanno molti impegni per dedicarsi esclusivamente alla scrittura”. Insomma, dice ancora Massimo D’Alema durante ‘Otto e mezzo’ su La7 a proposito della stoccata da parte di Renzi sui libri dell’ex premier ‘scritti da Rondolino e Velardi‘, “nulla di scandaloso mentre certe battute sono davvero infelici”.
Pd: D’Alema, fiducioso nuova generazione piu’ seria di Renzi
A chi gli chiede se mediti di andarsene dal Pd controbatte che “non vedo l’ora che finisca questa campagna per fare il mio lavoro di presidente di quella che forse e’ la piu’ importante istituzione culturale della sinistra europea”. Massimo D’Alema, da ‘Otto e mezzo’ su La7, si chiama fuori dal serrato confronto nel Pd, ma non rinuncia a una bordata a Renzi. “Non partecipo alla vita interna del mio partito, non faccio parte di alcuna componente, faccio il mio lavoro di elaborazione di idee e non voglio nulla. Questa paccottiglia dei ‘vecchi che vogliono tornare’… Ci sara’ una nuova generazione, ci sono giovani capaci, e forse anche piu’ seri dell’attuale presidente del Consiglio. Sono fiducioso del futuro del Pd”.
Pd: D’Alema, avvilente sentire certi toni da Renzi
“E’ avvilente sentire questi toni dal capo del governo e il modo migliore di commentarli e’ il non commentarli, ma stare al merito”. Cosi’ Massimo D’Alema, a ‘Otto e mezzo’ su La7, sulle critiche rivoltegli da Matteo Renzi nel corso del comizio a Catania.
Referendum: D’Alema, se Renzi perde magari e’ meno arrogante
“Se perdesse il referendum magari Renzi sarebbe meno arrogante, il che gioverebbe a lui e al Paese”, dice Massimo D’Alema al presidente del Consiglio.
“Non credo che ci sarebbe una crisi governo se vincesse il no. Il presidente del Consiglio non ha piu’ ripetuto che nel caso si dimetterebbe, ha sottolineato che la legislatura continuerebbe fino al 2018 anche perche’ e’ evidente – sottolinea da Otto e mezzo su La7 – che con due diverse leggi elettorali non si puo’ andare a votare. Per cui la vittoria del no e’ la migliore garanzia di durata della legislatura”. “Dimettersi? Non l’ho chiesto io e’ un problema che ha sollevato Renzi pensando che questo spaventasse i cittadini e poi ha pensato che potesse invece invogliare a votare contro, e ha cambiato registro”. In caso di vittoria del no al referendum “Renzi sarebbe capace di riciclarsi, rimettersi in movimento”, per cui, aggiunge D’Alema, “non credo che finira’ politicamente se vince il no”. “Certamente Renzi sarebbe un po’ meno arrogante, e sarebbe un bene anche per lui. Forse darebbe il meglio di se'”, dice ancora il presidente della Fondazione ItalianiEuropei.
Riforme: proposta D’Alema, tre articoli senza spaccare Paese
“E’ possibile una riforma limitata ma condivisa, non riscrivendo 47 articoli ma 3”. Massimo D’Alema, da ‘Otto e mezzo’ su La7, ripropone la sua ricetta per una riforma condivisa. Si tratta di “ridurre il numero dei parlamentari, senatori ma anche deputati; abolire la cosiddetta ‘navetta’ con il sistema americano; affidare alla sola Camera il voto di fiducia”. Un pacchetto di riforma “limitata, chiara, a differenza di quella attuale, e che si puo’ approvare con una larga convergenza, non con una ristretta maggioranza spaccando in due il Paese”.
A Renzi l’ex premier rimprovera anche che “ragiona con i sondaggi alla mano piu’ che gli interessi del Paese”.