Scrivo in una condizione di forte emozione e chiedo subito scusa ai lettori se, questa volta, vi apparirò realista fino al limite del più sconsolato pessimismo. Sono sveglio dalle 3.36 di una notte sciagurata – tra martedì 23 e mercoledì 24 agosto – in cui il terremoto ha colpito Umbria, Marche e Lazio: ho seguito le notizie, sempre più angosciose, per ore e ore. Ho visto le immagini di Amatrice, cittadina che adoro: rasa al suolo. Il pensiero più disperato è la conferma della mia analisi fiiosofica, maturata da quando ragiono con la mia testa: la vita è priva di senso, quasi tutto è, o potrebbe essere, affidato alla casualità. Veniamo al mondo non per nostra volontà, per la congiunzione dei nostri genitori: forse legata a un atto di amore, forse a una distrazione, a un errore, se non peggio – per un momento dì indifferenza, o di violenza. E rischiamo dì andarcene per altre casualità: il terremoto, un incidente stradale, la follia di un terrorista, l’errore di un medico… La conclusione è negativa è distruttiva? No. “Dobbiamo” vivere, cerchiamo di farlo con dignità e consapevolezza, portando rispetto per le vite degli altri, esigendo una medesima attenzione per la nostra. Con libertà di mente e senza pregiudizi- E cogliendo e gustando gli attimi, fuggenti, dì felicità: gli unici che ci siano concessi dal nemico, invisibile, in agguato: il Destino.
Cesare Lanza, Di Tutto