Venerdì si chiuderanno i giochi sulla partita Rcs e si saprà se la opas Cairo (che offre in cambio azioni Cairo communication e 25 centesimi in contanti) o l’opa Bonomi riuscirà a raggiungere il controllo del gruppo editoriale. Per ora, il totale di titoli conferiti all’offerta Cairo è pari a 49.592.625 azioni (comprese quelle conferite da Intesa Sanpaolo, pari al 4,2% di Rcs), per una percentuale sullo strumento oggetto di offerta pari al 9,50296%. All’opa lanciata invece da Investindustrial con l’appoggio di Mediobanca, UnipolSai, Pirelli e Diego Della Valle sono stati apportati complessivamente 8.626.431 titoli, per una percentuale pari al 2,135584%: considerando le azioni dei soci storici si arriva al 24,25%.
Partito con una valutazione di 700 milioni di euro, Urbano Cairo è arrivato, alla fine, a pesare Rcs circa 950 milioni. E non sarà un boccone facile da digerire. Comunque, in caso di vittoria e rastrellando oltre il 77% di azioni di via Rizzoli, Cairo starà bene attento a non diluire troppo la sua quota in Cairo Communication: «Ipotizziamo che tutto il mercato ci dia le azioni Rcs: arriveremmo al 77,5%, ma a questo punto avrei solo il 41% di Cairo communication. Io amo controllare le società almeno al 51%, e non vorrei diluirmi eccessivamente. Perciò, in questo caso, lancerei subito un reverse accelerated book-building per ricomprare fino al 5% di azioni Cairo. Non oltre il 5%, perché altrimenti dovrei poi lanciare un’opa e, diciamo, di opa ne abbiamo anche abbastanza. Ci potrebbero poi essere altri investitori amici interessati a rilevare un altro 5% di Cairo communication, in modo da tornare a controllare la maggioranza».
L’editore tiene a segnare le differenze del suo piano industriale rispetto a quello di Andrea Bonomi: «Io voglio promuovere il Corriere della Sera con una campagna fortissima sui programmi di La7 che hanno, più o meno, lo stesso pubblico del Corsera. E per qualche settimana farei anche un cut price del prezzo a un euro. Nel mio piano abbiamo pensato al lancio di periodici in Spagna, dove c’è spazio. Quelli di Rcs, invece, non han lanciato niente in dieci anni. Anzi, l’unico lancio è stato Gazzetta Tv, chiusa dopo otto mesi bruciando milioni di euro sia nella gestione, sia per la chiusura. In Rcs, poi, si sono dimenticati di avere dei periodici: è possibile che Oggi, un giornale che ha 70 anni, venda 110 mila copie, mentre, per dire, il mio Nuovo settimanale ne vende il doppio? Oppure, Sette del Corsera vende 250 mila copie, il triplo di Panorama e L’Espresso che, insieme, valgono 80 mila copie totali in edicola. Però Sette raccoglie appena 3 milioni di euro di pubblicità, Panorama ed Espresso 12 milioni. E, ancora, Io Donna fattura 24 milioni, pochissimo, ma se va avanti così perde anche quelli. I giornali devono tutti essere un po’ più smart, dai. Non parliamo poi di Rcs sport e del Giro d’Italia: incassa 5 milioni di euro di diritti tv dalla Rai, una cifra bassissima, e 7 milioni dai broadcaster esteri. Il Tour de France, invece, incassa 44 milioni di euro di diritti tv. La gara francese ha poi ricavi per 55 milioni di euro dagli sponsor e 12 milioni di euro dalle tappe, mentre il Giro ne incassa appena 9 dagli sponsor e 3 dalle tappe. Io credo che sia scandaloso: il Giro non vale cinque volte meno del Tour».
Claudio Plazzotta, ItaliaOggi