L’allarme di Mark Dybul, direttore del Global Fund, a Roma per partecipare al convegno The Contribution of the Global Fund to Global Health. Bill Gates: “Dieci anni per un vaccino efficace contro l’Aids”
di VALERIA PINI
HIV, Tbc e malaria epidemie che potrebbero essere sconfitt, ma prima devono superare un ostacolo: la resistenza ai farmaci che mette a rischio milioni di vite. Queste malattie continuano a uccidere, soprattutto in Africa dove costituiscono la prima causa di morte nella popolazione giovane e fra le donne in età riproduttiva. “Possiamo fermare le epidemie di Hiv, Tbc e malaria in tutto il mondo entro il 2030. Già entro il 2020 riusciremo a eliminare la malaria in 21 paesi – spiega Mark Dybul, direttore del Global Fund, la rete globale nata per accelerare la fine di queste tre epidemie – ma se non riusciremo a intervenire in tempi rapidi il rischio è la farmacoresistenza. Questo accade quando non si utilizzano in modo corretto i medicinali, quando le cure vengono interrotte improvvisamente o se non vengono date le dosi adeguate”.
Epidmie e farmaci. A minacciare la salute globale non c’è solo l’antibioticoresistenza, ma anche la resistenza a quei farmaci che curano milioni di malati malaria, Aids e tubercolosi. Una notizia emersa in un incontro con Dybul nell’ambito del convengo ‘The Contribution of the Global Fund to Global Health’, appena concluso a Roma e organizzato dal ministero degli Affari Esteri, Global Fund, Friends of the Global Fund e dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss). Un appuntamento al quale ha partecipato anche Bill Gates che, attraverso la Bill and Melinda Gates Foundation, è partner chiave del Fondo che fino ad oggi ha contribuito a salvare 17 milioni di vite. Grazie ai programmi del Global Fund oggi oltre 15 mln di persone sono in terapia antiretrovirale contro l’Hiv nei Paesi più poveri, il numero di morti causate dall’Aids è calato di oltre il 40%, sono state distribuite in tutto il mondo oltre 600 milioni di zanzariere trattate con insetticida e il numero di morti causate ogni anno dalla malaria è sceso del 48% fra il 2000 e il 2014. Anche la mortalità causata dalla Tbc è scesa del 41%.
Accesso ai serivizi sanitari. C’è ancora molto da fare per tutelare la salute globale. Nel Mondo 400 milioni di persone non hanno accesso ai servizi sanitari di base. In paesi dove le condizioni di vita sono precarie e la sanità non rappresenta una priorità un mancato approvvigionamento di medicinali può cancellare anni di lavoro. “Può accadere che si sviluppi una forte resistenza ai farmaci se una persona decide di interrompere la cura per motivi personali o se si trova in una situazione dove non arrivano i farmaci – spiega Françoise Barré-Sinouss, ricercatrice dell’Institut Pasteur di Parigi che per i suoi studi sull’aids ha ricevuto il Premio Nobel nel 2008 – . E’ facile che succeda una cosa del genere in paesi dove i Sistemi sanitari non funzionano bene o dove ci sono anche problemi che riguardano le vie di comunicazione. Sono a rischio paesi come, ad esempio, il Cameroun o l’Uganda. E’ un problema nelle zone di guerra. Si sviluppa farmacoresistenza ai trattamenti in vigore contro Hiv e Tbc. Dobbiamo continuare a curare le persone, altrimenti sprecheremo un lavoro durato anni e anche i soldi investiti dai governi”.
Le malattie tornano. Per ora il problema è ancora sotto controllo, ma la questione non va sottovalutata. “Dobbiamo arrivare a mettere fine al flagello delle grandi epidemie di Aids, Tbc e malaria: siamo nella traiettoria giusta, ma le malattie stanno tornando, soprattutto in Europa dell’Est – spiega ancora Dybul – . Spesso Tbc e Hiv colpiscono la persone ai margini, individui che hanno assunto droghe e questo in alcuni paesi viene condannato. Si tende a non curare chi ha assunto stupefacenti, ma questo atteggiamento non ferma le epidemie. Dobbiamo diventare tutti migliori, superare i pregiudizi e curare gli ammalati. Ma le cure devono essere eseguite in modo corretto per funzionare. Basta fare un esempio: in passato il contagio della Tbc non avveniva con la tosse, ora sì. E’ accaduto perché è stata curata male. I farmaci per combatterla devono essere assunti almeno per sei mesi”. Gli investimenti. La ricetta è quella di investire di più nella salute globale, anche perché in un Mondo in continuo movimento le epidemie possono viaggiare velocemente da un paese all’altro e minacciare anche le nazioni più ricche. Va in questa direzione anche il contributo italiano di 130 milioni di euro al Fondo Globale, appena annunciato. E’ aumentato del 30% per il prossimo triennio 2017-19. L’Italia: salvate 8 milioni di vite. Nel tempo il nostro paese ha salvato 8 milioni di vite, partecipando al fondo. “Come paese in prima linea sul fronte dell’immigrazione, l’Italia comprende che stiamo vivendo in un mondo interconnesso e che ognuno ha la responsabilità di aiutare le persone più svantaggiate ad accedere a un sistema sanitario migliore, a superare la povertà e a vivere più sicure nel proprio paese. Ci sono molti segni incoraggianti del rinnovato impegno dell’Italia nelle relazioni internazionali non ultimo quello nello sviluppo e nella salute globale”, ha detto Bill Gates. Il fatto, ha sottolineato, è che “dobbiamo assicurare che ogni paese abbia un’assistenza primaria e, ad esempio, nel caso di Ebola si è visto che proprio i paesi che disponevano di una struttura sanitaria sono riusciti a contenere l’epidemia”. Gates: “Non temo le guerre, ma le epidemie”. Gli stanziamenti per il Fondo Globale “sono ad esempio in contrasto con quelli ben maggiori destinati invece alle spese nel sistema militare, e vorremmo che le cose cambino. Non temo tanto le guerre, quanto un’epidemia”, ha aggiunto Gates. Riferendosi poi all’importanza della ricerca, Gates ha ricordato come il Global Fund investa molti fondi in questo settore, “per identificare nuovi strumenti contro le pandemie. E’ ad esempio fondamentale trovare un vaccino contro l’Aids ed oggi ci sono 3-4 approcci ma – ha concluso – ci vorrà purtroppo del tempo e saranno necessaria ancora 8-10 anni per poter arrivare alla disponibilità di un vaccino”.
“Il mondo sta cambiando velocemente, si muove e le epidemie possono spostarsi. Cosa bisogna fare? La salute e l’istruzione delle persone sono una priorità. Dobbiamo investire di più nei sistemi sanitari nazionali dei paesi. In Etiopia abbiamo ottenuto risultati positivi e salvato le vite di molti bambini – conclude Dybul – . Se aiutiamo l’Africa, ci salviamo. Salute e istruzione portano a una crescita economica che aiuterà milioni di africani a costruirsi un futuro nella loro terra e a non emigrare”
Repubblica