La società di comunicazione d’impresa prevede di chiudere l’anno con ricavi tra il +5 e il +10%. Nel 2015 agli azionisti dividendi per 1,3 mln di euro
La società di comunicazione d’impresa Barabino & partners è un crocevia dei business del momento, tra le consulenze per Urbano Cairo e la sua Ops su Rcs, e quelle per l’Inter di Erick Thohir alle prese con la vendita di quote ai cinesi di Suning.
I conti del gruppo fondato da Luca Barabino marciano bene, con crescite dei ricavi industriali in doppia cifra nel primo semestre 2016, e una previsione di chiusura d’anno tra il +5 e il +10%.
Nel frattempo è stato archiviato l’esercizio 2015, con ricavi Italia attorno ai 13,8 mln di euro (+3%) e ricavi dalle tre società estere (Uk, Usa e Germania) a quota 1,5 mln. L’ebitda Italia è di 3 milioni di euro (+43% sui 2,1 mln del 2014) e sale a 3,4 mln a livello di gruppo; l’utile netto Italia tocca invece gli 1,915 milioni (1,401 mln nel 2014). E si consolida a 2,2 mln a livello di gruppo.
«Il mercato sembra positivo e più intonato, e dopo tanti anni tattici, finalmente abbiamo anche il tempo di sviluppare un percorso strategico, al punto che recentemente abbiamo definito un piano fino al 2020. La società intendiamoci, è sempre stata in salute», spiega il presidente Luca Barabino, «pareggiando, in questi ultimi anni grazie al contributo dell’estero (dove è presente con società dal 2007, ndr), il contenuto calo in Italia. Il fatturato netto di Barabino & partners, al massimo, è stato di 16 mln. Certo, a livello di ricavi lordi si è arrivati a dimensioni di 25-30 milioni, ma in passato la società si occupava pure di gestire budget relativi a presenze fieristiche, allestimenti, grandi eventi e advertising. Tutti budget dei quali, poi, alla fine, la marginalità appariva contenuta, con un rischio esposizione crediti verso i clienti molto elevato».
Negli anni migliori la marginalità di Barabino & partners ha raggiunto pure soglie del 35-38%, «poi siamo scesi fino al 14%. Nel 2015», prosegue il fondatore, «si torna sopra il 20%, e tutte le tre società estere sono significativamente a margine».
Per consolidare le nuove leve della comunicazione d’impresa, Barabino & partners si è inventato La Cantera (marchio registrato), scuola di formazione interna: «Riceviamo ogni anno 2.800 curricula, ne selezioniamo 950 e poi, alla fine, prendiamo 15 giovani all’anno. I canterani, cui viene riconosciuto un rimborso di 500 euro netti al mese, sono formati per sei mesi nelle nostre sei sedi (Milano, Roma, Genova, Londra, Berlino e New York, ndr), e poi, alla fine, forniti di lettera di referenze e di valutazione tecnica. Finora hanno partecipato al progetto 62 persone, lo hanno terminato in 54, tre sono stati bocciati e cinque sono ancora in corso di formazione. Il 95% ha trovato un lavoro stabile entro 90 giorni dalla fine dei sei mesi, e in media ha impiegato solo 28 giorni per avere una occupazione».
In società si crede molto anche nei piani di incentivazione (e in effetti il management di vertice di Barabino è piuttosto stabile nel tempo). Il nuovo piano (è il terzo) per il periodo 2015-2024 offre ai partner (esclusi i partner azionisti) e al management un meccanismo di incentivazione che arriverà a distribuire dal 25 al 32,5% degli utili netti prima del dividendo.
Con questo piano, per esempio, nel 2015 i beneficiari si sono divisi 218 mila euro.
La società, ovviamente, premia anche gli azionisti, e alla fine di ogni esercizio ha un impegno a distribuire in dividendi almeno il 50% degli utili netti. Nel 2015 ha distribuito ai soci dividendi per 1,3 milioni di euro divisi fra Barabino holding Immobiliare (che controlla il 68% delle azioni), Federico Steiner (12%), azioni proprie (9,5%), Luisa Robba (5%), Stefania Bassi (3%), Claudio Cosetti (1%), Luca Degiovanni (1%) e Roberto Stasio (0,50%). Complessivamente, Barabino & partners ha 100 dipendenti, 17 partner in Italia (due di fresca nomina: Linda Basilico e Rossana Garavaglia), tre all’estero (i managing director delle tre società) e 43 senior.
Claudio Plazzotta, ItaliaOggi