La stampa mondiale: più tutele per il diritto d’autore
Gli editori italiani scelgono la strada della collaborazione con Google per crescere sul digitale: la Fieg ha stretto un accordo con il gigante di Internet che porterà nel prossimo triennio ad attività di formazione sull’utilizzo degli strumenti online utili all’editoria e co-marketing per promuoverne i contenuti. Google metterà a disposizione un investimento base di 12 milioni di euro in tre anni, mentre la Federazione degli editori prevede benefici per 40 milioni di euro al terzo anno, considerando le opportunità di monetizzare i contenuti. Da una parte Google appoggerà gli editori per la distribuzione dei contenuti su dispositivi mobili attraverso l’edicola virtuale Google Play Newsstand, dall’altra darà gli strumenti per lo sviluppo di una nuova strategia video attraverso YouTube, il tutto con la possibilità di suddividere i ricavi. Inoltre gli editori saranno appoggiati sull’utilizzo avanzato di Google Analytics, che serve per capire quale sia il comportamento degli utenti. La tutela del diritto d’autore sarà poi garantita con l’utilizzo degli strumenti messi a disposizione da Google. Tutto ciò sotto il cappello di un Digital Lab@Fieg. L’accordo della Fieg arriva dopo altri simili in Europa a chiusura di contese per vedersi riconosciuti diritti sull’utilizzo in Google News di parte dei contenuti degli editori. In Francia due anni fa c’è stato un accordo da 50 milioni, in Belgio da 6,5 mln, mentre i più duri sono stati gli spagnoli, ma con il risultato che Google News nel paese è stato chiuso. Ma per difendere la qualità dell’editoria bisogna tutelare il diritto d’autore. A sostenerlo sono stati ieri gli stakeholder della stampa mondiale che, nella conferenza annuale Pdln (Press Database and Licensing Network, il consorzio che riunisce a livello mondiale gli enti di gestione dei diritti d’autore dell’editoria giornalistica) svoltasi a Roma sotto il titolo «Breaking Boundaries. How Format Freedoms are changing News Media», hanno difeso il valore del lavoro giornalistico dagli attacchi della pirateria informatica. Sono 26 e provengono da 21 nazioni i componenti dell’assemblea Pdln, che pongono al centro le «best practice in licensing», con grande attenzione rivolta alla lotta contro i «furti intellettuali» che avvengono a ogni latitudine e che danneggiano i gruppi editoriali che investono nei media rispettando le regole, e in particolare a danno dei protagonisti della carta stampata. Nella conferenza Pdln, organizzata in collaborazione con Promopress, l’executive director di Class Editori (che partecipa al capitale di questo giornale) Gabriele Capolino (dal 2011 al 2015 è stato presidente di European Business Press-Ebp, associazione degli editori di giornali di economia, con 52 componenti in 27 nazioni) ha sottolineato l’esperienza italiana in tema di tutela dei contenuti editoriali, portando ad esempio l’introduzione, a partire dal 1995, della dicitura «riproduzione riservata» alla fine degli articoli pubblicati sui quotidiani ItaliaOggi e Milano Finanza, «i primi a inserire la proprietà dei testi». Una battaglia, quella per il copyright, che negli anni è stata portata nelle aule giudiziarie, con totale soddisfazione (morale ed economica) per il gruppo. «L’Italia non è una nazione di grandi acquirenti di giornali», ha detto Capolino, quindi occorre moltiplicare gli sforzi per combattere gli abusi che vengono compiuti sul web ai danni degli editori. E «incentivare l’uso legale» è il primo obiettivo dei produttori di contenuti editoriali, ovvero riconoscendo economicamente il lavoro svolto: una posizione che il direttore generale Fieg Fabrizio Carotti ha sempre ribadito, dicendo che «da tempo gli editori italiani denunciano la continua violazione del diritto d’autore, l’utilizzo dei contenuti da parte degli over the top, il saccheggio sistematico operato con una gradualità che va da fenomeni di vera e propria pirateria ad utilizzazioni “clandestine”. Questi fenomeni minano la stessa sopravvivenza delle imprese che nella produzione di contenuti investono rilevanti risorse». Per continuare a fornire informazioni, per difendere l’originalità del prodotto giornalistico, per sostenere e valorizzare la professionalità degli addetti alla comunicazione, la lotta contro il web degli sfruttatori del lavoro editoriale deve continuare a livello mondiale.
di Pierre de Nolac. ItaliaOggi