di Giorgia Salvatori
Il prossimo 8 novembre gli Stati Uniti D’America saranno chiamati ad eleggere il loro quarantacinquesimo presidente che prenderà il posto di Barack Obama. Dopo due mandati, com’è decretato dal XXII Emendamento, Obama dovrà infatti necessariamente abbandonare i suoi appartamenti alla Casa Bianca, interrompere i suoi lavori e, semplicemente, passare dall’essere tra chi decide la storia a divenire parte di essa. È dunque tempo di tirare le somme, fare un bilancio e tentare di capire in che modo verrà ricordato Barack Obama nei libri che racconteranno quella storia: è stato in grado di guadagnarsi un intero capitolo o solo poche righe? Verrà ricordato come un grande presidente o come una grande occasione sprecata?
Se volete l’opinione di chi non solo la storia americana la insegna all’università, ma è anche considerato uno dei massimi esperti italiani in materia, allora non potete mancare la lettura di Massimo Teodori in “Obama il Grande” (editore Marsilio, 10 euro). In circa 100 pagine, Teodori ripercorre gli ultimi otto anni, esaminando, sviscerando e proponendo una personale e motivata chiave di lettura delle più importanti questioni che hanno caratterizzato la politica del primo presidente degli Stati Uniti d’America afroamericano.
Il giudizio di Teodori sull’operato di Obama, come si intuisce dal titolo del libro, è più che positivo.
Partendo dalla consapevolezza che sin dalla campagna elettorale il presidente uscente abbia creato delle aspettative altissime, bisogna considerare che il grado di delusione di fine mandato da parte di una cospicua parte della popolazione è dovuto proprio all’eccesso di tali aspettative, ed alla conseguente disillusione da esse. Scrive Teodori: “Il quarantaquattresimo presidente degli Stati Uniti è spesso giudicato non per quello che ha fatto nel quadro di una accanita opposizione repubblicana, ma in rapporto alle speranze suscitate al momento del suo ingresso alla Casa Bianca”. Quello che l’autore propone nel suo libro è di andare al di là delle aspettative iniziali, valutando oggettivamente ciò che Obama ha realizzato nel suo mandato e in che modo ha cambiato gli Stati Uniti. Innegabile, secondo Teodori, la totale inversione di rotta della sua politica, a partire da quella estera: il non interventismo nella questione Isis, l’apertura al dialogo con Cuba e con l’Iran, solo per fare gli esempi più eclatanti.
Teodori spiega come Obama abbia finalmente superato la teoria dell’eccezionalismo americano, incentrato sull’idea che gli Stati Uniti debbano ergersi ad alfieri della democrazia. Proprio quest’idea è alla base del cosiddetto “Destino Manifesto”, ovvero la convinzione che gli Stati Uniti d’America abbiano la missione di espandersi, diffondendo la loro forma di libertà e democrazia, motivo per cui si sono sempre sentiti legittimati a conquistare e colonizzare.
Non manca, nel breve ma completo volume di Massimo Teodori, una utile guida alle elezioni statunitensi, che spiega nel dettaglio come si svolgeranno le presidenziali 2016, presentando i candidati e facendo un breve excursus dei risultati delle elezioni dei Presidenti dal 1789 al 2012.
“Obama il grande” è una piacevolissima lettura, ideale per capire i meccanismi della democrazia statunitense e giungere alle conclusione che, al di là di ciò che ha fatto o di ciò che non ha fatto, Barack Obama mancherà un po’ a tutti.