Le principali città sommerse dalla spazzatura per un giorno. Oggi è stop nazionale del comparto di igiene ambientale indetto dalle organizzazioni sindacali per il rinnovo del contratto
Giornata difficile per i cittadini di tutta Italia. Oggi è in programma uno sciopero nazionale del comparto di igiene ambientale indetto dalle organizzazioni sindacali di categoria per il rinnovo del contratto.
Il rischio di cassonetti stracolmi è così praticamente una certezza. Infatti la protesta cade dopo il fine settimana, in cui la raccolta è normalmente ridotta al 40%. Non solo. Per il 2 giugno, giovedì, è prevista una nuova riduzione del servizio a causa del giorno festivo.
A Roma l’astensione in Ama è prevista per l’intero turno di lavoro è si concluderà, tenuto conto dell’organizzazione dei servizi della municipalizzata romana, intorno alle 4.30 di domani mattina. A Napoili, per limitare i problemi derivanti dalla mobilitazione dei lavoratori, i cittadini sono stati invitati a limitare ove possibile il deposito di rifiuti nella giornata di lunedì e a rispettare scrupolosamente gli orari di conferimento dei rifiuti indifferenziati e dei rifiuti organici evitando di lasciare sacchetti fuori ai contenitori.
Ma cosa è successo per arrivare per arrivare a un simile stato di allarme? I dipendenti sono sul piede di guerra per il rinnovo del contratto nazionale. E se le aziende hanno dato disponibilità ad un aumento dello stipendio dei lavoratori, aggiungendo dei miglioramenti sulla copertura sanitaria, la previdenza complementare e per la gestione delle situazioni di ristrutturazione aziendale (più una disponibilità per la costituzione di un Fondo per l’integrazione al reddito), per i sindacati non è stato abbastanza.
Ma il braccio di ferro sembra scattato su un’altra questione. Ed è quello del tema dei distacchi sindacali nazionali retribuiti, ovvero sul numero di persone che – retribuite dalle aziende – svolgono attività per i sindacati nazionali. “Non possiamo permetterci di pagare 250 persone ogni anno per lavorare nei sindacati invece che nelle nostre aziend – dicono da Utilitalia – e aziende sopportano 11 milioni di euro di costi per 303 mila ore di permessi. Si sfruttano le scadenze elettorali per creare disagi ai cittadini. L’agibilità sindacale è un valore, anche per le nostre imprese, ma in questo settore siamo fuori da ogni parametro di riferimento, anche rispetto ad altri contratti in essere o recentemente chiusi”.
Ma quanti lavoratori e quante ore di teorico lavoro sono dedicate all’attività sindacale a spese delle aziende? Solo contando le associate Utilitalia e i 43 mila lavoratori che applicano il CCNL ambiente (ciascuno avente diritto a 8 ore di permesso sindacale) si arriva a 344 mila ore cui si aggiungono i veri e propri “distacchi” che contano 28 persone per 1600 ore (le ore di lavoro anno) a testa.
Il totale è di 388.800 ore di permessi e distacchi sindacali retribuiti. Un costo di oltre 11 milioni 531 mila euro all’anno sopportato dalle aziende. “In pratica è come se pagassimo oltre 250 persone all’anno che non lavorano nei servizi alla città – fanno sapere da Utilitalia – in un settore che invece ha bisogno di efficienza per garantire città pulite, qualità dell’ambiente e di un attento contenimento dei costi che alla fine si riversano sulle casse dei comuni e nelle tasche dei cittadini”.
Proseguono da Utilitalia: “Questo settore gode di quasi il doppio dei vantaggi sindacali di altri settori. Come federazione datoriale vogliamo garantire le agibilità sindacali, purché siano commisurate al buon senso e confrontabili con i contratti di altri settori. Per questo abbiamo chiesto l’intervento della Commissione di Garanzia per lo sciopero nei servizi pubblici. Noi siamo convinti delle nostre ragioni e siamo sereni nell’affidare ad un arbitro terzo il confronto dei numeri, non delle opinioni. La legge vuole però che questa richiesta sia fatta congiuntamente con i sindacati. Confidiamo che i sindacati accolgano l’invito, discutendo di numeri e fatti concreti”.
Repubblica