Mi è successo a metà mattinata a Roma, nel quartiere di Piazza Vescovio, dove abito. Passeggiavo in attesa di chiamare un taxi, quando tre gabbiani, uno dopo l’altro, mi hanno aggredito (ma sarà la parola giusta?), beccandomi delicatamente sui capelli. Di solito, mi vanto di avere una certa prontezza di riflessi. Questa volta, solo dopo la terza incursione ho capito che potevo proteggermi con un golf che avevo sulle spalle. Poi mi sono rifugiato in un bar e lì mi hanno detto che da ieri pomeriggio è un susseguirsi di questi anomali attacchi. Una vecchietta è scoppiata a piangere, atterrita, e ci sono volute molte coccole per confortarla. Prima riflessione: a chi segnalare questo spiacevole episodio? Esiste la protezione animali, ma non credo che esista la protezione degli umani. Seconda riflessione: ricordate il celebre film di Hitchcock «Uccelli»? Era del 1963: spero sinceramente che non sia stato un presagio da visionario, ma solo, com’è noto, il gusto del regista per mettere tensione nei suoi film e incutere ansia e paure agli spettatori. Terza riflessione: a me i tre gabbiani sembravano incazzati… Comunque, che cosa poteva spingerli? Nel bar si è aperto il dibattito. La fame (pare che mangino anche carne). Un gioco pericoloso. Esibizionismo tra maschi di fronte a una gabbianella da conquistare. Infine, vendetta e competitività verso l’uomo, finora dominante. È certo che fino a venti anni fa un gabbiano nel centro di Roma era una rarità. Oggi l’invasione è notevole. Pacifica, ma fino a quando?
Cesare Lanza, ItaliaOggi