L’Eni ha annunciato ai sindacati l’avvio delle procedure per collocare in cassa integrazione ordinaria i 430 addetti al centro oli che la compagnia ha a Viggiano (Potenza), bloccato dal 31 marzo scorso nell’ambito dell’inchiesta sul petrolio in Basilicata. Lo si apprende da fonti sindacali dei chimici (Cisl e Uil), secondo le quali su 400 addetti diretti Eni, circa 330 potrebbero essere collocati in cassa integrazione per un periodo variabile dai 4 ai 6 mesi. La notizia non è ovviamente passata inosservata. Chiediamo come FederPetroli Italia, che si rifletta, prima di fare altre operazioni azzardate da parte dell’azienda energetica di Stato le parole del Presidente di FederPetroli Italia – Michele Marsiglia dopo la decisione dell’ENI di bloccare i contratti con i fornitori e la cassa integrazione dei lavoratori del sito industriale di Viggiano. “Certamente con un sequestro la situazione non è facile e sta comportando all’azienda e a tutto l’indotto energetico una grande perdita economica, ma a soli pochi giorni dal sequestro non si possono decretare decisioni così azzardate e da kamikaze”. Nella mattina odierna alcuni dirigenti Eni sono stati auditi a Potenza dalla Commissione parlamentare d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, come programmato nell’ambito della missione della Commissione in Basilicata. Stiamo facendo di tutto per creare lavoro, rendere più semplici gli accreditamenti per le aziende, puntare su una eco-sostenibilità per ristabilire un equilibrio industriale e sociale ed invece assistiamo a queste decisioni che non si sa di chi. Il nostro timore – continuano – è che dietro questa scelta ci sia un problema industriale molto più grande e che spegnendo le macchine per una crisi momentanea oggi, si finisca per riaccenderli in un tempo molto lungo.