I gruppi: nessuna irregolarità. Secondo le carte sarebbero coinvolte 500 banche
Una società che ha fornito sistemi elettronici militari all’India e la squadra di calcio milanese dell’Inter sono i due nuovi soggetti italiani che avrebbero avuto rapporti con società offshore secondo quanto emerge dagli 11,5 milioni di documenti fuoriusciti dallo studio legale Mossack Fonseca di Panama. Una vicenda che interessa alcune Procure, a partire da Milano, e l’Agenzia delle Entrate che vogliono i dati sui contribuenti italiani in possesso del consorzio internazionale di giornalisti protagonista delle rivelazioni.
Paradisi fiscali
Persone fisiche, multinazionali e banche ricorrono a società nei paradisi fiscali, cosa del tutto legale se si dichiarano al Fisco italiano capitali e redditi accumulati. È anche vero, però, che queste società talvolta sono usate per frodare l’erario o per nascondere e riciclare denaro sporco. È il quotidiano Indian Express, che fa parte del consorzio, a rivelare la storia di due società che fino ai primi anni duemila hanno ricevuto provvigioni per la fornitura e l’assistenza postvendita di sistemi elettronici all’aviazione e alla marina militare indiana da parte della Elettronica spa, controllata dalla famiglia Benigni (35,3%), Finmeccanica (31,3%) e dalla francese Thales (33,3), il cui socio di riferimento è lo Stato francese. Si tratta di Intertrade Enterprise Limited (Ipe), con sede nelle Bahamas e appartenente a un personaggio indiano, e della Intertrade Pojects Consultants Limited (Ipc), basata a Dublino (Irlanda) ma registrata a Panama da Mossack Fonseca.
Presunte tangenti
Secondo il quotidiano, dietro questi affari si nasconderebbero presunte «tangenti» non meglio specificate. «Nessuna azione o iniziativa irregolare», protesta la società romana che sostiene di aver avuto rapporti solo con la Ipc per contratti, «datati tra il 1996 e il 2004, legati alla fornitura di parti di ricambio relative ad apparati precedentemente ceduti» al governo indiano da un’altra società che poi è stata acquisita dalla Elettronica spa nel 1992». A rivelare presunti affari offshore connessi alla società di calcio dell’Inter è ancora un quotidiano del consorzio, l’irlandese Irish Times, secondo il quale tra le carte panamensi farebbero capolino, oltre ai nomi di una ventina di attuali ex calciatori del passato e del presente, tra cui il fuoriclasse del Barcellona Leo Messi, vecchi e nuovi proprietari di club di calcio del calibro dell’italiana Inter e dell’argentina Boca Juniors. Dal club filtra una «assoluta tranquillità».
La reazione di Ubi Banca
Tra le reazioni perviene quella di Ubi Banca, citata per aver avuto rapporti attraverso Ubi international, la sua filiale del Lussemburgo, con una quarantina di offshore di Panama e delle Seychelles. «Ubi Banca non ha società controllate o partecipate in Paesi quali quelli citati» nelle carte. «Il Gruppo ha supportato e supporta la propria clientela nel rispetto delle norme al momento vigenti». Analogo il tono di Unicredit che, secondo l’Espresso, ha avuto relazione con lo studio legale di Panama per la gestione di circa 80 offshore. «Mossack Fonseca non risulta essere un consulente fiscale della capogruppo», dichiara un portavoce Unicredit. Le banche sottolineano che le normative, sia in termini di antiriciclaggio che di Fisco, sono molto stringenti e vengono applicate a tutti i livelli. Dai Panama papers risulta che oltre 500 banche avrebbero aiutato i loro clienti a usare società offshore.
di Mario Gerevini e Giuseppe Guastella, Corriere della Sera