Si riduce anche la differenza di stipendio con gli uomini: è inferiore alla media europea. Lontani da raggiungere per quanto riguarda la cultura familiare del congedo parentale al maschile, pharm ma il trend è positivo
MILANO – Le donne dirigenti in Italia sono il 29%: in lenta, ma costante crescita dal 26% di cinque anni fa. Inoltre, secondo l’Aldai, l’ Associazione Lombarda Dirigenti Aziende Industriali, aderente a Federmanager, l’Italia sarebbe anche virtuosa sul fronte delle remunerazioni con il gap di stipendi maschi-femmine è del 7,3% contro una media Ue del 16,3% ed inoltre si sta diffondendo sempre di più la cultura del congedo parentale per i papà con una quota che è ancora da ‘panda’, il 12,2% (dati 2014), ma che sta crescendo sensibilmente negli ultimi anni.
In Italia a fine settembre, le donne dirigenti erano 115.400 (29,3%) su un totale di 393.700. La quota maschile è scesa al 70,7%, con 278.300 unità. Certo, la media europea è intorno al 33%, ma a settembre 2010 le donne dirigenti erano il 25,9% e gli uomini il 74,1%.
Nel contempo l’Italia si conferma fra i paesi più virtuosi nell’Unione europea nel “pay gender gap”: al terzo posto assoluto nel Vecchio Continente fra i Paesi più avanzati. I Paesi che vantano il minor divario sono Slovenia (3,2%), Malta (5,1%) e Polonia (6,4%), seguiti appunto dall’Italia. Gli Stati in cui le donne sono più penalizzate sono Estonia (29,9%), Austria (23,0%), Repubblica Ceca (22,1%) e Germania (21,6%).
Gli standard europei sono invece ben lontani da raggiungere per quanto riguarda la cultura familiare del congedo parentale al maschile ma il trend è positivo. In Italia negli ultimi 7 anni, rivela l’indagine Aldai, fra i lavoratori dipendenti sono stati 201.113 i padri che hanno beneficiato del congedo parentale, contro 1 milione 951.374 donne. Il numero annuale di permessi è cresciuto nel tempo, passando da 263.000 del 2008 a 281.000 del 2012. È lievemente sceso nel 2013 (277.284) e 2014 (277.135) a causa del calo delle nascite. Un ulteriore impulso alla diffusione dei papà babysitter verrà dall’applicazione della direttiva europea sui congedi parentali e dalla legge di stabilità, che estende i benefici a favore dei padri, passando da 1 a 2 i giorni obbligatori.
La Penisola figura agli ultimi posti in Europa nella spesa per congedi parentali, misurata, per ogni nato, in percentuale del prodotto interno lordo pro-capite In Italia il contributo pubblico si ferma al 19%, rispetto al 29% di Gran Bretagna, 27% di Germania, 24 % della Francia e 21 della Spagna. In vetta Repubblica Ceca, Ungheria e Paesi Scandinavi. E d’altra parte in Italia, la cura dei figli – mostra l’indagine Aldai (basata su dati UE, OCSE e INPS) – penalizza ancora le potenzialità di lavoro e carriera delle donne. Fra le donne dai 20 ai 49 anni, la presenza di figli piccoli (0-6 anni) riduce il tasso di impiego femminile di circa il 2%. L’analogo indicatore per gli uomini, invece, è positivo di ben 15,7 punti. Come dire che il fardello dei figli riduce le opportunità di lavoro per le donne, ma non per gli uomini.
Nell’arco di 15 anni, rivela l’indagine Aldai, in Europa si è quasi dimezzato il divario fra donne e uomini che lavorano. Il tasso di impiego degli uomini dal 1997 al 2012 è rimasto stabile, con un leggero calo dal 75,3% al 74,6% L’analogo indicatore per le donne è invece balzato dal 55,0% al 62,4%. Il “gap” è così sceso da oltre 20 punti percentuali a circa 12. Ma l’Italia è indietro rispetto alla media continentale. Nel 2012 il differenziale fra tassi di impiego di uomini (71,6%) e donne (50,5%) restava superiore a 20 punti.
da “Repubblica”