Sensori e software, capsule uniti alla potenza di calcolo del super computer Blue Gene/Q di Ibm, consentono di acquisire ed elaborare grandi moli d’informazioni per tentare di salvare il lago George, uno dei più preziosi specchi d’acqua statunitensi. Ibm aveva già sfruttato la sua enorme capacità di calcolo per aiutare gli amministratori olandesi nella gestione delle piene di Amsterdam. Stavolta, col Progetto Jefferson al lago George, alle pendici dei monti Adirondack che attraversano lo stato di New York, torna al lavoro su un importante bacino d’acqua dolce. In questo caso sono i protagonisti sono i big data raccolti attraverso i sensori: nella nuova fase dell’esperimento, attualmente in corso, ne arriveranno quantità ancora maggiori e più raffinate. La loro analisi servirà a gestire e proteggere quello che gli americani chiamano Queen of the american lakes e serviranno anche come esperienze riproducibili anche in altri laghi, fiumi e bacini in tutto il mondo. Scienziati, responsabili di politiche ambientali e gruppi ambientalisti potranno per esempio presto prevedere come meteo,agenti contaminanti, specie biologiche invasive e altre minacce possono mutare l’esistenza dello specchio d’acqua. Insomma, grazie all’ acquisizione e alla messa a fattore comune dei dati estratti dai vari tipi di sensori anche la natura si fa smart, predisponendosi ad azioni correttive da mettere in pratica per tempo. Il Progetto Jefferson è importante perché rappresenta appunto il paradigma di ciò che potrebbe accadere. Frutto di una collaborazione tra Ibm Research, Rensselaer Polytechnic Institutee il Fondo per il lago George, mette insieme più di 60 scienziati da tutto il mondo e il contributo di laboratori di ricerca Ibm in Brasile, Irlanda, Texas e, ovviamente, New York. Il risultato di questo ambizioso intreccio fra internet of things, ricerca e natura ècomprendere più a fondo l’ecologia dei grandi laghi e l’impatto antropico sui loro delicati equilibri.D’ altronde, le vecchie ricerche sulla chimica e sulle alghe da parte degli scienziati del Darrin Fresch Water Institute di Rensselaer hanno dimostrato che il lago sta mutando, dalle immissioni di cloruro triplicate all’aumento di un terzo delle alghe alla proliferazione di cinque nuove specie invasive. Molto è a rischio, compresa l’economia regionale, dalla nautica da diporto al turismo. In campo ci sono sofisticati sensori di varie forme e dimensioni, alcuni basati su sonar subacquei, software personalizzati e sistemi off-grid che sfruttano il supercomputer Ibm Blue Gene/Q e altre tecnologie. Tenteranno di far evolvere in positivo i quattro modelli predittivi messi a punto dai ricercatori Ibm. I primi risultati sono già arrivati: per esempio sui modelli delle correnti o sull’esistenza di un’”onda subacquea fantasma” (cioè un’onda “seiche”) che corre circa 10 metri sotto la superficie del lago. (Wired)