(di Claudio Plazzotta, sickness Italia Oggi) Di buone intenzioni è lastricata la strada che porta all’inferno. E se come effetto di una iniziativa in solidarietà della categoria dei vignettisti si provoca la reazione indignata dei vignettisti stessi, significa che qualcosa è andato storto, a prescindere dalla onestà di fondo e dalla beneficenza.
Da ieri il Corriere della Sera ha portato in edicole e librerie il volume Je Suis Charlie – Matite in difesa della libertà di stampa (4,90 euro), sulla scia dei tragici fatti di Parigi. Nella pubblicazione, di 300 pagine, sono raccolti alcuni lavori di Charlie Hebdo, e poi molte vignette reperite online e realizzate negli scorsi giorni da fumettisti italiani in onore delle vittime del settimanale francese.
In sostanza, quindi, gli uomini di via Solferino hanno scaricato da siti e da profili social le foto, in bassa risoluzione, e le hanno stampate sul libro «mezze sfocate», senza avvisare la gran parte degli autori. Motivo? «Dovevamo fare presto, cavalcare l’onda di emozioni, il momento, per vendere tante copie, poiché il ricavato», spiegano da Rcs, «andrà tutto in beneficenza alla redazione di Charlie Hebdo. Proprio per la finalità della iniziativa, non ci immaginavamo una reazione del genere da parte dei vignettisti. Ovviamente l’editore contatterà tutti gli autori (finora ha raggiunto solo il 33%, ndr) e, anche se si aspetta che nessuno vorrà essere pagato per questa operazione, è comunque disponibile verso gli aventi diritto».
Molti degli aventi diritto, però, hanno reagito imbizzarriti nei confronti del Corriere della Sera: «Creare un libro con le opere d’altri, prese da internet, stampato in maniera becera, senza chiedere agli autori il permesso di pubblicare, e venderlo per poi donare il ricavato», scrive il vignettista Giacomo Bevilacqua, «risulta essere soltanto una versione ancora più becera del più becero sciacallaggio, oltre che il tentativo di farsi nobile con la roba di altri. Le illustrazioni mie e degli altri autori erano contro il terribile attacco alla libertà di stampa, non a favore della libertà di far stampare al Corriere della sera quel che gli pare».
Anche Roberto Recchioni (sceneggiatore e curatore di Dylan Dog) è furioso: «Non ho nulla contro l’iniziativa del Corriere… ma i mezzi per metterla in pratica sono stati osceni. Mi piacerebbe ricevere una lettera di scuse formali. Sulle pagine del giornale, quello di carta. Come di carta è il volume che hanno realizzato. Che, sul web, la parola vola». In effetti Recchioni sembra aver ben centrato il problema: le vignette dei fumettisti, infatti, nei giorni scorsi erano già state copiate su molte gallery di siti web di informazione, senza suscitare alcuna protesta. Perché, purtroppo, ci si è ormai abituati alle cattive maniere dell’online, dove il copyright è un diritto calpestato ogni giorno. La carta, invece, ha una reputazione migliore, perché l’editoria tradizionale rimane un business con regole e attenzioni diverse. Di qui la reazione indignata della categoria. «Si era data per scontata una unità di intenti, un senso di comunità che invece in Italia non c’è», sottolineano da Rcs, «e, anzi, vengono fuori tutte le tignosità e le rivalità di categoria. Psicologicamente è comprensibile qualche malumore, sono giorni difficili per i vignettisti. Ma, ripetiamo, era necessario uscire rapidamente in edicola e libreria. Non potevamo usare il rigore che applichiamo abitualmente agli altri libri pubblicati. Tutti gli autori verranno contattati. E, crediamo, un libro in grande tiratura darà pubblicità, visibilità e onore ai loro lavori. Rcs non ci guadagna. Ma i diritti agli autori saranno riconosciuti».
Trattandosi, tuttavia, di un libro antologico che mischia vignette di grandi firme e disegni di sconosciuti, probabilmente qualcuno avrebbe voluto essere avvisato.
La prima conseguenza comunque è che l’hastag #corrieresciacallo è stato in vetta alle classifiche di traffico di Twitter per tutto il pomeriggio di ieri. Tra i tweet più divertenti: «Una cosa è certa: al Corriere si fuma roba veramente pesante»; «Pubblicare un libro sulla libertà di stampa e non pagare i diritti. Quando arriva il meteorite?»; «Ora cerco su internet le anteprime dei fumetti Rizzoli Lizard, le stampo in un albo e lo metto in vendita».
Poi, in tarda serata, via Twitter sono arrivare le scuse ufficiali del direttore del Corriere della Sera, Ferruccio de Bortoli: «Le mie scuse ai disegnatori che non hanno ricevuto comunicazione su #JeSuisCharlie. L’errore è mio, nella fretta, l’intento unicamente solidale».