Al via la filiale locale dopo l’accordo per la raccolta di Microsoft: competizione coi big del web
Aol scalda i motori in Italia. La società americana che a luglio ha ottenuto la gestione della pubblicità display negli spazi di proprietà di Microsoft per nove mercati compresa l’Italia, pills ha già cominciato a lavorare nel suo nuovo ruolo. Per la Penisola questo significa lo sbarco nel mercato del marchio storico di Internet, sovaldi sebbene il gruppo fosse già presente con il piccolo presidio di una società controllata, medicine Be On, che si occupava di branded entertainment.
Il compito del team italiano, così come di quello internazionale, non sarà però di occuparsi soltanto delle properties di Microsoft per quanto riguarda la pubblicità su Msn, Outlook.com, Skype e le altre piattaforme, ma di espandere la propria attività ben oltre, spingendo soprattutto su video e mobile.
Aol comincerà anche a dialogare con gli editori italiani proponendosi come partner per vendere i loro spazi in maniera non esclusiva.
Dopotutto Aol è stata acquisita lo scorso maggio da Verizon Communications per 4,4 miliardi di dollari (3,95 miliardi di euro) che voleva dotarsi di un braccio per la pubblicità online a tutto tondo. E l’obiettivo di Graham Moysey, il manager a capo delle attività internazionali di Aol che sarà allo Iab Forum la prossima settimana, è di competere con i grandi player del settore, Google in primis.
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A capo di Aol in Italia c’è Christina Lundari, con il ruolo di managing director, in arrivo da Microsoft Advertising Italy, dov’era country manager e dove nell’ultimo anno la crescita della raccolta è cresciuta a doppia cifra.
Parte dell’accordo fra Microsoft e Aol prevedeva che circa 1.200 dipendenti a livello internazionale della società di Redmond che si occupavano di pubblicità passassero nel nuovo gruppo. In Italia con Lundari lavoreranno 30 persone, la maggior parte delle quali proveniente appunto da Microsoft a cui si sono aggiunti tre dipendenti di Be On. «Abbiamo l’ambizione di diventare la scelta privilegiata per la monetizzazione delle inventory (gli spazi pubblicitari, ndr)», spiega Lundari, «dico la scelta preferita e non l’unica perché abbiamo una piattaforma particolarmente innovativa ma soprattutto, diversamente dalla concorrenza top di gamma, aperta: non dobbiamo essere partner unico ed esclusivo». Per semplificare, oltre a usare semplicemente la piattaforma tecnologica di Aol, gli editori potrebbero inserire nel marketplace della società americana gli spazi invenduti con altri sistemi e così riempirli.
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In realtà in altri paesi Aol ha stretto accordi con gli editori anche per lo scambio di contenuti, per esempio in Uk dove il Guardian e altri quotidiani online offriranno i propri filmati alla piattaforma video Aol On in cambio di una revenue sharing sulla pubblicità, mentre parallelamente i video di Aol On sono già utilizzati da altri editori nei propri siti. Lo stesso, anche se il d.g. non si sbilancia in attesa dello Iab Forum, è lecito aspettarsi anche in Italia.
«La peculiarità di Aol», aggiunge Lundari, «è che non è soltanto un player pubblicitario, ma è lui stesso editore, con i siti Aol, Tech Crunch, Engadget, Huffington Post. L’esperienza che ha in casa potrà portare a una relazione professionale a due vie con gli altri editori». Per questo in Italia, oltre al direttore marketing Andrea Contino e al direttore vendite Corrado Massaro che parlerà con investitori e centri media, ci sarà anche Andrea Milani, chi si occuperà dell’offerta dedicata agli editori.A questo punto si apriranno nuove prospettive anche per Huffington Post, il sito di proprietà di Aol la cui edizione italiana è in joint venture con il gruppo Espressso. La raccolta è nelle mani della concessionaria del gruppo, Manzoni (e così sarà almeno fino a una ipotetica rinegoziazione delle condizioni), ma Aol potrebbe comunque inserire l’HuffPost in pianificazioni di campagne internazionali acquisendo gli spazi da Manzoni.
Parte dell’accordo fra Microsoft e Aol prevedeva che circa 1.200 dipendenti a livello internazionale della società di Redmond che si occupavano di pubblicità passassero nel nuovo gruppo. In Italia con Lundari lavoreranno 30 persone, la maggior parte delle quali proveniente appunto da Microsoft a cui si sono aggiunti tre dipendenti di Be On. «Abbiamo l’ambizione di diventare la scelta privilegiata per la monetizzazione delle inventory (gli spazi pubblicitari, ndr)», spiega Lundari, «dico la scelta preferita e non l’unica perché abbiamo una piattaforma particolarmente innovativa ma soprattutto, diversamente dalla concorrenza top di gamma, aperta: non dobbiamo essere partner unico ed esclusivo». Per semplificare, oltre a usare semplicemente la piattaforma tecnologica di Aol, gli editori potrebbero inserire nel marketplace della società americana gli spazi invenduti con altri sistemi e così riempirli.
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In realtà in altri paesi Aol ha stretto accordi con gli editori anche per lo scambio di contenuti, per esempio in Uk dove il Guardian e altri quotidiani online offriranno i propri filmati alla piattaforma video Aol On in cambio di una revenue sharing sulla pubblicità, mentre parallelamente i video di Aol On sono già utilizzati da altri editori nei propri siti. Lo stesso, anche se il d.g. non si sbilancia in attesa dello Iab Forum, è lecito aspettarsi anche in Italia.
«La peculiarità di Aol», aggiunge Lundari, «è che non è soltanto un player pubblicitario, ma è lui stesso editore, con i siti Aol, Tech Crunch, Engadget, Huffington Post. L’esperienza che ha in casa potrà portare a una relazione professionale a due vie con gli altri editori». Per questo in Italia, oltre al direttore marketing Andrea Contino e al direttore vendite Corrado Massaro che parlerà con investitori e centri media, ci sarà anche Andrea Milani, chi si occuperà dell’offerta dedicata agli editori.A questo punto si apriranno nuove prospettive anche per Huffington Post, il sito di proprietà di Aol la cui edizione italiana è in joint venture con il gruppo Espressso. La raccolta è nelle mani della concessionaria del gruppo, Manzoni (e così sarà almeno fino a una ipotetica rinegoziazione delle condizioni), ma Aol potrebbe comunque inserire l’HuffPost in pianificazioni di campagne internazionali acquisendo gli spazi da Manzoni.
di Andrea Secchi “ItaliaOggi”