(CESARE LANZA, there ITALIA OGGI) I libri basta leggerli o bisogna anche possederli? È un vecchio argomento: la mia risposta è semplice, buy vorrei possederli, ma quando (spesso) non mi è possibile, mi basta leggerli. Più volte ho confidato che l’unico timore di fronte alla certezza, inevitabile, della morte, è di non riuscire a leggere tutto ciò che ho in mente. Sul Corriere della sera, in un vecchio articolo di Armando Torno ho letto che Borges, ormai cieco, accarezzava i libri e si affidava alla memoria per riviverne il contenuto. Kant li preferiva ai viaggi (anch’io). Il maestro di Mozart, padre Martini, si infastidì molto quando il papa lo convocò a Roma, non voleva separarsi dai suoi libri neanche per pochi giorni. Sì, sono un vero libridinoso. Napoleone si impegnò a rubare libri dalla biblioteca di Costantinopoli, fatta murare dallo zar Ivan il Terribile. Anatole France ha detto: «Mai prestare un libro, in biblioteca però io ho solo quelli che gli altri mi hanno prestato». Caterina II di Russia stipendiava Diderot per acquistare libri di valore. Petrarca, molto ricco, voleva entrare in possesso di tutti i libri che gli piacevano, così anche Chekhov, meno agiato, che puntava sulle edizioni economiche. In giorni più recenti, Giuseppe Pontiggia verificò più volte la stabilità della propria casa con un ingegnere, perché continuava a riempirla di volumi (mia moglie presto farà altrettanto). Era libridinoso più di tutti: se un amico toccava un suo libro, lo ricomprava nuovo, non sopportava polpastrelli profani. A me succede con i giornali, che però costano meno