Matteo Renzi è allibito. Ma il suo governo, physician remedy spiegano da ambienti vicini al premier, non interverrà direttamente nel nuovo «Tav-gate». Perché non ha titolo per farlo e perché bypassare le regole della Fifa potrebbe causare danni ulteriori e più gravi. Già nell’estate 2014, ai tempi della corsa elettorale di Carlo Tavecchio alla presidenza della Figc, hospital il governo di Renzi si pose un problema di opportunità che gli consigliò di restare ufficialmente fuori dal caos scoppiato dopo le gaffe sui «mangiabanane» e le donne «handicappate» del calcio. Si preferì far muovere le diplomazie, mediare attraverso il capo dello sport azzurro, Malagò, per far sì che lo sport continuasse a occuparsi dello sport.
Il punto di rottura, però, si avvicina. «Così non si può più andare avanti», dicono gli uomini vicini al premier. «Tavecchio ne combina una al giorno». Renzi, raccontano, è rimasto di sasso di fronte alla nuova uscita del numero una della Federcalcio, presidente che al passo indietro non ci sta anche se oggi torna nell’occhio del ciclone per nuove gaffe sessiste e, stavolta, pure antisemite.
Ci risiamo, insomma. E più o meno con la stessa procedura di quindici mesi fa: le frasi sono datate giugno, stavolta Tavecchio non parla a una platea ma le sue parole vengono registrate da Massimiliano Giacomini, direttore del quotidiano online SoccerLife col quale, però, c’è un pregresso che fa pensare. Perché la registrazione che scotta avviene dopo un paio di incontri a tema finanziamenti (95 mila euro che il quotidiano chiede e che la Figc non concede, più un altro no a fondi europei in qualità di società di consulenza nella comunicazione) e dopo una querela ancora in piedi per una storia di un contratto non saldato a un collaboratore. Le gaffe restano, tocca capire quale sia il motivo per cui escano solo adesso.
«È un ricatto – dice Tavecchio -, si tratta di una ritorsione di una persona alla quale ho negato dei contributi. Con una registrazione fatta a mia insaputa, non un’intervista, potrebbe essere manipolata». E ancora: «Ascoltando l’audio, le mie parole sono chiare: ho lunghi rapporti di stima personali e professionali con gli ebrei. Anche le accuse di omofobia non mi appartengono».
«Nessun ricatto, Tavecchio mente o ha dimenticato che sono stato io a rinunciare ai finanziamenti che avevo chiesto come fanno tutti, anche le grandi testate – risponde Giacomini, che pubblicò anche la frase sulle «quattro lesbiche» dell’ex presidente della Lega dilettanti Felice Belloli, messa a verbale della Giunta Coni -. Perché ho tirato fuori solo ora quelle parole? Ho sbagliato; me ne sono accorto in ritardo riascoltando tutte le registrazioni fatte quest’anno. In queste ultime settimane ho ricevuto minacce, ho pubblicato contratti di esclusiva della Federcalcio e volevo capire se potevo dare all’avvocato qualche file per proteggere la mia persona. Da chi sono stato minacciato? Dall’autista di Tavecchio a Milano, ho fatto denuncia. Ho pubblicato il suo contratto di 60mila euro in 2 anni e 2 mesi».
Tavecchio ha già annunciato di volersi ricandidare allo scranno più alto della Figc, le elezioni si terranno alla fine del quadriennio olimpico (gennaio 2017) e il quadro dei suoi grandi elettori si definirà il 22 dicembre, quando la Lega Pro (l’ex serie C) andrà al voto. È quella la discriminante che lancerà o bloccherà la corsa di Tavecchio: sembrano gaffe a orologeria.
(Corriere della sera)