Aggrappato ai soldi delle televisioni come nessuno in Europa e con spettatori che fuggono dagli stadi, tadalafil eppure capace di spendere nel penultimo calciomercato più soldi di tutti, decease anche della ricchissima Premier: è il quadro, non troppo positivo, che dipinge la Uefa a proposito del calcio italiano. Una fotografia, quella resa dal report economico sugli ultimi venti anni del pallone continentale, che mostra le luci del fair play finanziario e le ombre dei meccanismi economici che stanno rendendo il calcio uno sport a due velocità: le 30 big (e tutte le inglesi) viaggiano anni luce lontane da tutte le altre squadre, e se da una parte migliorano i dati complessivi del movimento dall’altra il gap tra questi due mondi continua ad aumentare in maniera esponenziale.
CAPITOLO STIPENDI E SPONSORIZZAZIONI sei volte più pesanti in meno di venti anni, dal 1996 al 2014, ma con un tasso di crescita dimezzato negli ultimi sei (dal 6% del 2009 al 3% del 2014). Nello stesso periodo i club con stipendi superiori a 100 milioni di euro sono quasi raddoppiati, passando da 10 a 19 (Juve, Milan, Inter e Roma i club italiani in questa lista). Questa ‘Top 20’ dei club beneficia anche di una crescita pubblicitaria e di sponsorizzazione enorme, che viaggia a due velocità: una, astronomica, per questa elite (che ha visto i propri incassi da questa sezione quasi triplicarsi), l’altra molto più lenta che vede un incremento minore del 20% per le altre società (prendendo in considerazione le migliori 100 d’Europa).
SOCIAL MEDIA SÌ… Anche dal punto di vista dei Social Media, il calcio europeo decolla: i club dominano l’interesse dei nuovi media (Primo il Barcellona, poi Real e Manchester United. Milan unica società italiana, 8ª, con l’Indian Cricket Team e i Los Angeles Lakers a chiudere la top ten) e Champions, Mondiale e Premier League occupano il podio degli eventi sportivi più seguiti del globo, con l’NBA e la WWE a seguire (la Serie A non è neanche tra le prime 10).
…BIGLIETTI NO Il capitolo dolente sono le entrate agli stadi: il pubblico continua a calare e i 2,5 miliardi di euro provenienti dagli ingressi sono meno della metà di quanto fatturano gli sport americani nonostante le partite delle società di calcio europee siano 11 dei 35 eventi sportivi al mondo con più affluenza.
IL DEBITO SCENDE Ovviamente il Financial Fair Play ha portato un miglioramento generale dei conti: i debiti globali dei club sono scesi dai 7,6 miliardi del 2009 ai 6,6 del 2014, un miliardo in meno in sei anni, mentre crescono in maniera importante gli asset dei club che ora superano le passività globali di circa cinque miliardi di euro.
CRESCONO LE ENTRATE, FLOP SERIE A Una crescita continua, con una media di quasi il 10% annuo negli ultimi venti: è il bilancio delle entrate dei club, che ora sono più che quintuplicate rispetto al 199 e più che raddoppiate rispetto al 2002. Tra le nazioni più importanti calcisticamente l’Italia però è quella che è cresciuta meno: solo un 14% negli ultimi 5 anni, tre volte meno della Spagna, quattro meno della Germania e cinque volte meno dell’Inghilterra. Tra il 2013 e il 2014 inoltre la Premier League ha messo il turbo, incassando 738 milioni di euro in più, con Bundesliga (192), Ligue 1 (175) e Liga (127) a seguire, mentre la Serie A è tra quelle in rosso con un -30 registrato
JUVE, MILAN, INTER, NAPOLI E ROMA NEI TOP 30 Andando ad analizzare le società, la Uefa rileva che i 30 top club messi insieme rappresentano quasi la metà delle entrate totali di tutti i maggiori campionati nazionali. La Premier la fa chiaramente da padrone dopo la firma sul mostruoso contratto televisivo e porta cinque squadre nella top ten, con Real (1°), Bayern (3°), Barcellona (4°) e PSG (5°) a contrastare lo strapotere economico inglese e la Juventus a chiudere in decima posizione la classifica. Le altre italiane sono il Milan (12°), l’Inter (17°), il Napoli (20°) e la Roma (28° posto). Tornando alla Premier, quest’anno 19 delle 20 squadre hanno riportato un incremento delle entrate superiore ai 100 milioni.
IL CALCIO ITALIANO SI REGGE SULLE TV I dati economici (sempre del 2014) sono impietosi quando si passa a valutare l’impatto economico dei diritti televisivi sul calcio: il 51% delle entrate (888 milioni di euro, secondo posto assoluto) della Serie A arriva dalle televisioni. A livello nostro solo la Premier con il 49%, ma con una cifra più che raddoppiata (1,92 miliardi), mentre Spagna (37%, 741 mln), Francia (34%, 509 mln) e Germania (25%, 577 mln) hanno certamente la capacità di generare profitto anche da molte altre voci. Per i club la Juve è l’unica italiana nella top ten, con l’Inter al 17° posto di una classifica dove di nuovo le inglesi la fanno da padrone con le uniche, enormi eccezioni di Real e Barcellona.
BOTTEGHINO, SI DEVE MIGLIORARE Quasi 200 milioni di euro arrivano alla Serie A dal botteghino, da questi il calcio italiano riesce a ricavare l’11% del fatturato: in proporzione meglio di Spagna, Germania e Inghilterra che però incassano molto di più del calcio italiano (390 mln la Liga, 474 la Bundes, addirittura 685 mln la Premier). Ma l’Italia perde spettatori, oltre mezzo milione in meno, quasi il 15% della perdita totale di 3,5 milioni di spettatori in Europa.
MERCATO, ITALIA PAPERONA Nel 2014 il calciomercato ha spostato 663 milioni di euro: ltalia prima in Europa con Roma, Napoli e Juve protagoniste per quantità di denaro mosso e con sei squadre italiane nella top 20 delle rose più costose (7ª l’Inter, unica nella top ten). Da segnalare che il Napoli si piazza al sesto posto nella classifica dei club europei con il maggior profitto netto (30 milioni di euro).
(Corriere dello sport 21/10/2015)