(Corriere) La Svezia sta sperimentando la giornata lavorativa di 6 ore. I risultati sulla produttività dei dipendenti sono ottimi e anche il ritorno in termini di qualità della vita. Unico problema: il costo. La sperimentazione prevede che i dipendenti continuino a percepire lo stipendio pieno pur lavorando due ore in meno. E per poter garantire gli stessi servizi è necessario aumentare il numero di lavoratori. Una ricaduta di per sé positiva per l’occupazione, case ma che in tempi di crisi si scontra con la necessità delle amministrazioni pubbliche di ridurre le spese.
I pionieri
I primi esperimenti in Svezia risalgono agli anni ‘90 a Kiruna, una cittadina mineraria nel nord del Paese quasi al confine con la Norvegia e la Finlandia. Poi è stata la volta di Stoccolma, che sperimentò le sei ore negli asili e nei centri di cura per anziani e disabili. In entrambi i casi le amministrazioni erano di sinistra. Con la vittoria dei partiti di destra i progetti furono sospesi e ripristinate le otto ore lavorative. Motivazione in entrambi i casi: troppo costoso per la collettività.
In corso
Corsi e ricorsi. Ci stanno riprovando a Göteborg, città della Svezia meridionale, dove nel febbraio scorso le infermiere di una casa di riposo, racconta il «Guardian», sono passate dai turni di otto ore a quelli di sei. Un esperimento che terminerà a fine 2016, replicato da altre strutture e non solo pubbliche. A fare da apripista è stata la Toyota di Göteborg, che ormai da 13 anni porta avanti l’orario ridotto con grande soddisfazione per azienda e lavoratori: profitti cresciuti del 25% e basso turnover di impiegati, che non sentono la necessità di cambiare posto di lavoro. A Stoccolma è invece un’azienda che sviluppa app, la Filimundus, a stare sperimentando da un anno le sei ore. Gli impiegati sono più motivati e concentrati. Unica limitazione: niente Facebook e altri social durante l’orario di lavoro.