Anno scolastico al via, tra lunedì e martedì, per quasi nove milioni di studenti. A parte alcune eccezioni, come Bolzano e Trento, il Molise e molti istituti di Milano, che hanno anticipato l’apertura, la maggior parte delle scuole aprirà i battenti tra il 14, il 15 e il 16 settembre, in base al calendario regionale delle festività. Quest’anno sono 7.861.925 i ragazzi iscritti nella scuola statale, oltre 960.000 quelli delle paritarie. Nella scuola statale sono più di 1 milione gli alunni dell’infanzia, 2 milioni 583.514 quelli della scuola primaria, 1 milione 649.408 gli studenti della secondaria di I grado e 2 milioni 628.648 quelli della secondaria di II grado. Oltre 216.000 gli alunni con disabilità. Complessivamente, le classi saranno 369.902 distribuite in 8.384 istituzioni scolastiche. Fra le regioni con più alunni, la Lombardia (1 milione 185.662), seguita da Campania (920.964), Sicilia (763.529), Lazio (741.633). Lunedì tocca quindi agli studenti di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Friuli, Liguria (tranne Genova per l’allerta maltempo), Lombardia, Marche, Piemonte, Sardegna, Sicilia, tornare a scuola. Emilia, Lazio, Toscana riprendono martedì. A Veneto e Puglia la campanella suonerà mercoledì. Calendari regionali a parte, quest’anno tutte le scuole si troveranno ad affrontare le novità della Buona scuola, che incombe sulle lezioni tra assemblee e proteste sindacali, nuovi compiti affidati al collegio dei docenti e ai dirigenti scolastici, e soprattutto il caos supplenze: saranno 60 mila gli insegnanti supplenti per un anno, secondo una prima stima dei sindacati, mentre sulle supplenze brevi- come denunciato dai presidi- c’è il rischio della classe vuota. La riforma prevede infatti l’abolizione delle supplenze brevi, come quelle per malattia degli insegnanti: a coprire quei buchi dovrebbero essere i prof dell’organico funzionale, che però entreranno in azione solo a novembre, nella cosiddetta fase C delle assunzioni. Ma anche le cattedre fisse potrebbero traballare, per via del profilo degli insegnanti appena assunti: su 9 mila, 7 mila dovranno spostarsi dalla propria città. E il rischio che non garantiscano la continuità didattica necessaria è forte.
Valentina Santarpia (IlCorrieredellaSera)