I mercati aprono la settimana all’insegna del dubbio dei tassi americani, click ma per la risposta bisognerà aspettare il 17 settembre quando la Federal Reserve annuncerà le sue decisioni. Prima di comunicare quando avviare la stretta monetaria (il costo del denaro non viene alzato dal 2006), i banchieri americani cercheranno di capire come reagiranno i mercati alla frenata del Pil cinese dopo che Pechino ha corretto al 7,3% dal 7,4% la crescita nel 2014: “Si tratta del ritmo di crescita annuale più basso degli ultimi 24 anni”, spiega il governo che attribuisce il calo “ad un rallentamento dell’edilizia, un indebolimento della domanda interna e alle difficoltà delle esportazioni”.
Con Wall Street chiusa per il Labour day le prime reazioni arrivano dall’Asia dove Tokyo, dopo aver oscillato, ha chiuso in rialzo dello 0,38%, mentre in Cina la volatilità resta alta: Hong Kong chiude in calo dell’1,23%, Shanghai perde il 2,5% finale. In assenza di dati macroeconomici di rilievo l’Europa guarda allaproduzione industriale tedesca salita a luglio dello 0,7% congiunturale e dello 0,5% tendenziale. E’ stato rivisto anche il dato della produzione industriale di giugno da -1,4% a -0,9%. I dati sono inferiori alle attese a conferma del fatto che il rallentamento della Cina ha influssi sull’industria manifatturiera tedesca e – a cascata – sull’export italiano. Fatto che potrebbe penalizzare la crescita nell’ultima parte dell’anno.
I mercati del Vecchio continente però rimbalzano dopo lo scivolone di venerdì scorso. Milano recupera l’1% in linea con le altre: Londra e Francoforte +1%,Parigi +1,1%. L’euro è in calo sul dollaro: la moneta unica passa di mano a 1,1127 dollari ma si apprezza nei confronti dello yen a 132,96 yen. Lo spread è stabile poco sotto quota 120 punti base, mentre i Btp scambiano all’1,84%.
Venerdì scorso, Wall Street ha chiuso la seconda peggiore settimana dell’anno. Il rapporto sull’occupazione di agosto non ha fornito chiarezza sulla tempistica con cui la Fed potrebbe iniziare ad alzare i tassi di interesse. I posti di lavoro creati sono stati inferiori alle stime ma il tasso di disoccupazione è sceso ai minimi dell’aprile 2008 e i salari orari sono aumentati più delle previsioni. Sale dunque l’attesa per la riunione del 16 e 17 settembre. Solo allora si capirà se la Banca centrale americana avrà preferito concentrarsi sull’economia interna o sui rischi in arrivo dall’estero come un rallentamento della Cina. Il Dow Jones ha perso l’1,7%, finendo la settimana in ribasso del 3,3%. L’S&P 500 ha lasciato sul terreno l’1,5%, il Nasdaq ha perso l’1,1% e nella settimana ha registrato un -3,55%.
Avvio di settimana in calo per le quotazioni del petrolio: sul mercato elettronico after hours di New York il greggio con consegna a ottobre scende a 45,15 dollari al barile (-90 cent). Il Brent a Londra torna sotto i 50 dollari al barile, a 48,78 dollari. Quotazioni dell’oro al minimo da due settimane sui mercati asiatici: il lingotto, con consegna immediata, è scambiato a 1.117,89 dollari l’oncia.
Giuliano Balestreri (laRepubblica)