(Repubblica) L’Inps ha disposto di mettere in pagamento il 1° agosto (il 3 visto il fine settimana) la restituzione ‘una tantum’ di parte del maltolto con il congelamento delle rivalutazioni degli assegni. La decisione a seguito della sentenza della Consulta. In arrivo tra i 796 e i 955 euro per chi ha un assegno tra 1.500 e 1.800 euro, ma è polemica sulla quantificazione del rimborso: ai più ‘ricchi’ solo il 10% di quanto spettava
Pensioni, arriva l’assegno con il rimborso: fino a 955 euroMILANO – Giorno di rimborsi in arrivo per i pensionati che si sono visti congelare gli assegni ai tempi di Monti-Fornero e che, dopo la sentenza della Corte Costituzionale che ha bocciato il mancato adeguamento scattato nel 2012, si vedranno riconoscere un parziale ‘risarcimento’. I pensionati che ricevono un assegno tra 3 e sei volte il minimo si troveranno una ‘una tantum’ che oscilla, secondo i calcoli della Uil, tra un pò più di 400 e poco meno di un migliaio di euro, cifre che restano comunque molto distanti da quanto dovuto se si fosse scelto di restituire per intero le somme.
Alla fine di giugno era arrivata la circolare dell’Inps che ufficializzava la messa in pagamento dei rimborsi, prevista per il 1° agosto (che cade di festivo, quindi si slitta al lunedì prossimo). Nella simulazione dell’Istituto, si tratta di una tantum da quasi 800 euro per un pensionato che ha un assegno da 1.500 euro (lordi) al mese e, dal prossimo anno, una maggiorazione di quasi 42 euro al mese. Il recupero dei denari congelati è esteso agli eredi dei pensionati interessati, che devono presentare una domanda apposita: spettano, dice l’Inps, anche alle pensioni “che al momento della lavorazione risulteranno eliminate. Il pagamento delle spettanze agli aventi titolo sarà effettuato a domanda nei limiti della prescrizione”.
Il decreto del governo Renzi, come noto, ha optato per una restituzione solo parziale (e a scalare con il crescere degli assegni), per non aprire un buco nei conti pubblici. Ma le polemiche sul punto sono tante. Il Governo, dice ad esempio la Uil, così non ha attuato la sentenza dell’Alta Corte e “il rimborso che arriverà ad agosto nelle tasche dei pensionati italiani è solo una minima parte del dovuto”. Il sindacato calcola infatti tra il 10,82% ed il 32,27% la percentuale di rimborsi che arriverà, seconda dell’ammontare delle pensioni. Anche l’Ufficio parlamentare di bilancio aveva messo in evidenza questo aspetto, sottolineando che in generale la restituzione è pari al 12% circa del maltolto.
Per la Uil, gli assegni che riceveranno la percentuale più alta di rimborso sono quelli che stanno tra 1.500 e 1.800 euro al mese, che il primo agosto avranno un ‘bonus’ tra i 796 e i 955 euro (rispettivamente 796,25 e 955,50, 849,34 a chi arriva a 1.600 euro). Ben diversa la cifra del “maltolto” se il rimborso fosse stato pieno, tra 2.467 e oltre 2.960 euro. E va peggio ai pensionati più ‘ricchi’ che si vedranno corrispondere appena il 10,82% del rimborso (471 euro per chi ha un assegno da 2.800 contro i 4.360 dovuti).
Le riduzioni previste per l’indicizzazione per il biennio 2012-2013, ha sottolineato la Uil nel suo studio, fanno sì che l’adeguamento sarà “irrisorio e fortemente penalizzato” rispetto a quanto sarebbe spettato ai pensionati con una piena indicizzazione e una piena applicazione degli effetti su 2014 e 2015. A partire da agosto 2015, si spiega, un trattamento da 1.800 euro lorde nel 2011 dovrebbe avere – con la sola applicazione delle riduzioni introdotte dal Governo Letta ed un pieno recupero dell’indicizzazione per il 2012-2013 – 92 euro lorde mensili in più di adesso (1.823 euro lorde), mentre da agosto l’adeguamento previsto dal decreto porterà il trattamento a 1.832,32 euro. Un misero aumento di 8,33 euro lordi mensili (circa il 9% del recupero pieno). Anche da gennaio, denuncia infine il sindacato, con il successivo adeguamento si prenderà un quarto di quanto spetterebbe con un pieno recupero del 2012 e del 2013 ed applicando solo le riduzioni introdotte dal governo Letta.