Soro: no a forme invasive e ingiustificate Il presidente Boldrini chiede chiarezza
Ancora una volta il governo si va ad infilare in un vicolo cieco. Come era prevedibile, il controllo a distanza dei lavoratori attraverso telefonini e computer, previsto dal decreto attuativo del Jobs Act, è entrato nel mirino del Garante della Privacy. Nella relazione annuale al Parlamento, Antonello Soro ha detto chiaramente che «bisogna impedire forme ingiustificate e invasive di controllo nel rispetto della delega e della legislazione europea, evitando una indebita profilazione delle persone che lavorano».
Sul tema è intervenuta anche il presidente della Camera Laura Boldrini, chiedendo che si faccia «chiarezza» nell’esame parlamentare «sui dubbi emersi».
Ma il governo non intende recedere.Il testo è «equilibrato», ha replicato il ministro per le Riforme Maria Elena Boschi, che apre tuttavia a ipotesi di modifica: «Se nei pareri delle commissioni ci saranno ulteriori suggerimenti, li terremo in considerazione». Il ministro del Lavoro Poletti ha ribadito che «le norme rispettano le indicazioni date dal Garante negli ultimi anni» e comunque rappresentano un aggiornamento della disciplina ora in vigore.
Nella Sala della Regina di Montecitorio, davanti alle autorità, a cominciare dal Presidente della Repubblica Sergio Mattarella, Soro ha indicato i rischi del «pianeta connesso», la nuova dimensione delle nostre vite «che raccoglie non solo le tracce lasciate dal web, ma anche dai geolocalizzatori, dai droni, dai dispositivi intelligenti che elaborano, in tempo reale, perfino dati emotivi e dinamici». Il Garante ha sottolineato come «nei rapporti di lavoro, il crescente ricorso alle tecnologie nell’organizzazione aziendale, i diffusi sistemi di geolocalizzazione e telecamere intelligenti hanno sfumato la linea, un tempo netta, tra vita privata e lavorativa». Il pericolo è che l’uomo si riduca «ad un supporto» da analizzare, profilare, sorvegliare. Di qui l’allarme sulla «vulnerabilità dei dati» e quindi delle «persone»: dalla telemedicina al fisco e alle sentenze online, dai social network a Periscope, non c’è momento della nostra vita pubblica e privata che non coinvolga la privacy e dunque richieda una solida protezione. La strada è quella di «coniugare l’esigenza di efficienza delle imprese con la tutela dei diritti».
Il ministero del Lavoro è intervenuto anche sulle misure previste dal decreto sulla conciliazione dei tempi di vita e di lavoro, compresa l’estensione della possibilità di utilizzo del congedo parentale fino a 12 anni di età del bambino. Poletti ha spiegato che le misure non sono solo sperimentali ma saranno stabili dal momento dell’approvazione definitiva del decreto sugli ammortizzatori sociali. Gli oneri sono quantificati a regime in 140 milioni l’anno. La pubblicazione in Gazzetta ufficiale del decreto sulla conciliazione è imminente. Il decreto legislativo prevede tra le altre cose l’allungamento dei tempi di utilizzo del congedo parentale (mantenendo comunque il pacchetto a 6 mesi per la mamma, 11 mesi per la coppia) portando il tetto a 6 anni di età del bambino per il congedo retribuito al 30% (finora era a tre anni) e a 12 quello per il congedo non retribuito (finora era a 8 anni). Si prevede la possibilità di trasformare il congedo parentale in part-time al 50%. Inoltre c’è la possibilità di estendere il periodo di congedo di maternità obbligatoria oltre i cinque mesi se il parto è molto prematuro.
(Laura Della Pasqua)