L’annunciato boom delle scorte Usa fa precipitare le quotazioni del petrolio ai minimi da marzo 2009: i contratti sul greggio Wti con scadenza ad aprile cedono 49 centesimi a 44, 3 dollari al barile sul mercato after hour di New York; il Brent scende a 53,3 dollari.
Europa in rialzo, Milano in testa (+1,15%) – Mattinata di rialzi per le Borse europee, a partire da Milano (Ftse Mib +1,15%), seguita da Francoforte (+1%), Madrid (+0,61%) Parigi (+0,46%), Londra e Atene (+0,3% entrambe). In assenza di dati macro dal Vecchio Continente, i mercati guardano a Wall Streret, i cui futures sono in rialzo in vista di dati previsti in miglioramento, come l’indice manifatturiero di New York e l’utilizzo degli impianti a febbraio. Atteso in serata il discorso del presidente Bce Mario Draghi a Francoforte. Sprint dei titoli automobilistici, da Fca (+2,31%), sull’onda lunga delle dichiarazioni dell’a.d. Sergio Marchionne su possibili futuri accordi, a Valeo (+2,31%), Renault (+1,56%), il cui a.d. Carlos Ghosn potrebbe restare in carica fino al 2022, secondo la stampa francese, e Bmw (+1,38%). Bene le banche con Bpm (+3,49%), il cui prezzo obiettivo è stato elevato a 1,08 euro da Equita, che ha confermato la raccomandazione di acquisto, e la greca National (+1,89%). In calo l’energia con il greggio ai minimi dal marzo 2009. Eni (-1,35%) riduce il calo, dopo lo scivolone di venerdì scorso a seguito del taglio del dividendo, ma cedono Seadrill (-2,19%) e Petrofac (-0,61%).
Dax Francoforte vola a oltre 12.000, è record – L’indice Dax della Borsa di Francoforte segna un rialzo dell’1% a 12.018 punti, rompendo per la prima volta quota 12.000.
Tokyo chiude a -0,04%, prudenza su board BoJ – La Borsa di Tokyo termina invariata gli scambi (-0,04%), in una seduta improntata alla cautela con l’avvio del board della Bank of Japan (BoJ) che domani annuncerà le sue decisioni in materia di politica monetaria. L’indice Nikkei cede solo 8,19 punti, a 19.246,06, ai massimi degli ultimi 15 anni, limando i rialzi intraday raggiunti sulle attese dei consistenti aumenti salariali da parte delle imprese, al fine di sostenere i consumi e la ripresa economica. Lo yen debole sostiene i titoli delle società esportatrici.