CAPPELLINI AL CHIODO
COME SPOSARE UN MILIARDARIO E (TENTARE) DI VIVERE FELICI
LA MOGLIE DI MARCO DE BENEDETTI NON HA DUBBI : A FARE IL COLPACCIO E’ STATO LUI.
E SPIEGA PERCHE’, DALL’ACCHIAPPO ALLA COMUNIONE DEI BENI.
Intervista di Cesare Lanza su “Capital”
– Paola Ferrari o Paola De Benedetti?
“ Ferrari, Ferrari.”
– E perché la segreteria del cellulare annuncia Paola De Benedetti?
“ Perché è un telefono usato anche da mio marito, Marco.”
Prendiamola per buona, questa prima risposta. Nel salotto della sua casa romana, la moglie di uno dei tre figli di Carlo De Benedetti mi guarda fisso: gli occhi hanno una splendida tonalità di verde, così uno capisce subito perché il contesissimo
rampollo, scapolo consumato e orgoglioso, si sia arreso a Paola, in poche settimane.
“E’ una domanda davvero importante?” mi chiede, con nonchalance.
– Forse no. Ma può servire a mettere in chiaro il tema di questa intervista: come sposare un miliardario e (tentare di) vivere felici.
“Mio dio!”, ride. “E va bene, ormai sono in ballo. Da dove cominciamo?”
– Dall’acchiappo. Cioè dal primo incontro. Minuziosamente.
“ Non c’è stato nessun acchiappo. Anzi: sono fuggita. Ma, forse, prima bisogna precisare una cosa importante.”
– Mi dica.
“ Quando incontrai Marco, ero reduce da una relazione. Lunga e bella, ma senza prospettive. Finita. Così troncai. Lasciai il 6 ottobre 1996, giorno del mio trentacinquesimo compleanno.”
– Andiamo per ordine. Lasciò chi? E perché proprio il giorno del
compleanno?
“ Il nome, Aldo, non ha importanza. Il giorno del compleanno perché, come a fine anno, è un giorno in cui si riflette, si fanno bilanci. E quel rapporto era stanco, senza futuro. A trentacinque anni non mi sentivo più capace di vivere alla giornata.”
– Vi siete lasciati male?
“No. Da parte mia, no. Bei ricordi. Non rinnego niente. Lui invece non vuole più vedermi né parlarmi. Nonostante i miei tentativi di stabilire un rapporto positivo.”
– E perché vuole mantenere con Aldo un rapporto positivo?
“Perché, finendo a questo modo, tutta la storia rischia di pesarmi come un fallimento. E non è giusto. Otto anni della mia vita… E alla rottura non siamo arrivati per motivi brutti, aspri. Semplicemente, come succede, era finita la magia. E non avevo fiducia nel futuro, non avevo desiderio di sposarlo nè di fare figli. Qualcosa non funzionava. Lui non era il mio lui. E fu in questo stato d’animo…”
– …quale stato d’animo?
“ Volevo sentirmi libera, non volevo pensare a fidanzati, storie d’amore. Poi una sera mi telefona Alba e mi chiede di accompagnarla a una cena.”
– Alba chi?
“ Alba Parietti, una delle mie più care amiche. Io ero in bagno, avevo i bigodini in testa. E non volevo uscire, quella sera. Ma Alba fu insistente, come succede tra amiche, e mi decisi.”
– Mi scusi. Spieghiamolo bene, questo inizio: era una cosa combinata,
strategica?
“ Macchè. La cena era da Emmanuelle…”
– Emmanuelle chi?
“ Emmanuelle De Benedetti, la moglie di Rodolfo, fratello di Marco.”
– Ueilà!
“ Senta: io non sapevo neanche chi fosse. A tavola, al mio fianco, c’era un
posto vuoto, dopo un po’ dicevano che doveva arrivare Marco, da Ivrea, e dal momento che non sono del tutto cretina…”
– … certamente no….
“… finalmente capii che si trattava di Marco De Benedetti. Quando lui arriva, simpatico, divertente, intelligente…”
– Un momento. Abbiamo detto che la cena non era un acchiappo
strategico. Ma era predisposta da parte di De Benedetti? Aveva
espresso il desiderio di conoscerla?
“ Ma per carità. Neanche sapeva chi fossi. Marco non guarda mai la tivu. Tutta una casualità. Dunque lui arriva, cominciamo a chiacchierare, lo trovo molto
attraente e perciò decido di fuggire.”
– Non è verosimile.
“Però è la verità. Non volevo affari di cuore. Mi piaceva e gli piacevo.
E sono fuggita per settimane. Non per calcolo, perché in amore vince chi fugge. Non volevo saperne, tutto qui. Avevo mangiato tanta polvere, nella mia vita.”
– Polvere?
“ Una vita non facile. Una vita dura, ogni passo a fatica, con sudore e
sacrificio, senza regali. E non mi esaltava l’idea del figlio di famiglia che mi faceva la corte. Fuggivo.”
– Ma cosa significa, fuggire?
“Non mi facevo trovare. Emmanuelle e Alba avevano l’ordine di non dargli il mio numero di telefono. Temevo che Marco cercasse un’avventura, com’era abituato all’epoca. E ci fu un altro episodio significativo. Un’altra cena.”
– Ancora con Marco?
“ No, lui non c’era. Non sarei andata. C’era la mamma di Marco, Mita.”
– Capisco: un esamino?
“Non credo proprio. Mita è una donna straordinaria, simpatica. Come
Emmanuelle. Si parla di Marco, descritto come un rubacuori, e mi dicono di stare in guardia. E invece la cosa precipitò.
– Come?
“ Ci rivedemmo in casa di amici. E mi conquistò. Pensavo che fosse
superficiale, invece era molto educato, attento ai particolari. Gli diedi un po’ di spazio. E ci innamorammo: com’era chiaro, in fondo, dalla prima sera. Tutto precipitò.”
– Precipizio è la parola adatta?
“ Insomma tutto avvenne di corsa. A fine novembre eravamo cotti. Prima di
Natale decidemmo di sposarci: Ad aprile le nozze.”
– Mi conceda una piccola sfrontatezza: il racconto, tradotto
ruvidamente, potrebbe essere sintetizzato così. Quando lei conosce Marco De Benedetti, volutamente o no, decide di mandare un messaggio chiaro allo scapolo prezioso: io non sono un’avventuretta qualsiasi; se mi vuoi, mi sposi.
“ No. Non c’è stato calcolo. Marco ha capito perfettamente che io non giocavo come il gatto con il topo. Ha capito le mie paure e si è esposto con i suoi sentimenti. Lei.come tanti altri, non vuol capire, o accettare, un fatto molto semplice.”
– Che cosa non si capisce?
“ Che è un vero amore. Un grande amore meraviglioso.”
– E che cosa, di Marco, l’ha fatta innamorare?
“ E’ romantico. Sa essere duro, intransigente, è di principi morali
forti, è decisionista, ma è anche molto dolce. Si intenerisce, sa commuoversi.
E’ intelligente. Mi conquistò definitivamente durante un week in montagna, mi portò in un lago a vedere la tana delle paperelle. Non mi portò a fare shopping. Andammo, come due ragazzi sentiumentali, a vedere le papere nel lago. E lì crollai.”
– Questo è molto bello. Ma le chiedo di concedermi un’altra
sfrontatezza. Eccola: lei si rende conto, naturalmente, che molti pensano, invece, a un matrimonio per interesse? A un cappellino attaccato al chiodo?
“Le capisco, queste cattiverie. Ma non mi fanno soffrire né mi indispettiscono. Me ne infischio.”
– Lei, prima, parlava di polvere: una bella parola, per spiegare le difficoltà della vita.
“ Niente di drammatico. La mia famiglia, milanese, era benestante, certo non facevamo la fame. Ma a sedici anni decisi di andarmene di casa, avevo il chiodo fisso di fare la giornalista. Mio padre non era d’accordo, mi ostacolava. Erano anni duri, gli anni di piombo: per una ragazza allo sbaraglio non era certo facile muoversi, capire le cose. Ad esempio ho avuto anche un matrimonio sbagliato, a vent’anni, con Paolo. Un matrimonio durato sei mesi. E quante difficoltà economiche: non ricordo quante volte mi tagliarono i fili della luce, del telefono.”
– Dal telefono tagliato al matrimonio con uno dei padroni della telefonia.
“Accetto la battuta. Volevo diventare giornalista e ci riuscii, dopo una trafila dura, faticosa. Mi arrangiavo con i fotoromanzi, in tivu fui la prima centralinista di Enzo Tortora, a Portobello. Collaboravo al Monello e all’Intrepido, per15mila lire, al lordo naturalmente, a pezzo.”
– Torniamo al matrimonio. In famiglia De Benedetti come è stata accolta?
“ Premetto che dei miei importanti parenti non voglio parlare. Comunque sono stata accolta molto bene, sono felice. Tutti contenti, penso, che Marco mettesse su famiglia.”
– E gli amici di Marco?
“ Contenti.”
– E le amiche? Le vecchie fidanzate?
“ Ah, qui non escludo gelosie, invidie. Reazioni umane, naturali.”
– Lei è gelosa?
“ Molto. Molto possessiva. Anche delle amicizie.”
– Quali amicizie, oltre ad Alba Parietti?
“ Prima di tutti Daniela Santanchè e Sara Ruggiero, la moglie di
Riccardo.”
– E Marco è geloso?
“ No.”
– Vita mondana?
“ Ci piace uscire: anche tre o quattro volte la settimana, andare da amici. Ma anche noi due da soli, al ristorante. A casa nostra invece niente salotto, invitiamo solo gli intimi. E nei week end partiamo sempre, a me piace viaggiare, muovermi…”
– Per dove?
“Al mare, di solito a St. Tropez. In montagna a Cortina o St. Moritz. Ma anche in posti più semplici, in campagna, in casa di amici a Cadorago, vicino Fino Mornasco.
– Lei era una giornalista affermata e faceva interviste a personaggi famosi.
Ora, grazie al nuovo cognome, è anche un personaggio della vita pubblica. E l’intervistata è lei. Come si trova, nel doppio ruolo? Vi capita di scherzare, con suo marito, sulla vostra favola di Cenerentola?
“In che senso?”
– Che so, magari Marco le dice: Paola, mia piccola Cenerentola, hai messo a segno un bel colpo, eh!
“ Ma per carità. Anche perché il colpo, come gli dico qualche volta, l’ha fatto lui. Sono graziosa, lavoro, sono indipendente. Cosa vuole di più!”
– E lei si è abituata ai benefici, alle abitudini e ai riti della ricchezza?
“ Che domanda!”
– Sarò più preciso: case, piscine, barche, guardie del corpo, personale di
servizio, aereo privato. Il lusso.
– Viviamo senza lussi. Lavoriamo molto. Però capisco la domanda.
Risposta: chi mi conosce dice che non sono cambiata. Per esempio, la casa che amo di più è quella che avevo a Milano 3, da single. Una piccola casa in affitto, che non voglio lasciare, anche se non ci abito più. Sono le mie radici, i ricordi di dieci anni di vita. E le ho detto che sono possessiva. Non mi piace rinunciare.”
– Torniamo al matrimonio. Avete fatto due figli, subito.
“ Sono pronta alla prossima sfrontatezza.”
– Eccola: nozze lampo, due figli uno dietro l’altro. Tic tac, così non si torna
indietro facilmente.
“ Se posso essere sfrontata anch’io, è una malizia volgare. Perché dovremmo tornare indietro? Ci amiamo. E i figli non sono arrivati proprio subito: ci siamo sposati nell’aprile del ’97, Alessandro è nato nel luglio del ’98, Virginia nel novembre del ’99. Lei dimentica che non sono una ragazzina, non potevamo aspettare più di tanto. Vero è che, prima di incontrare Marco, non sopportavo i bambini. Con lui mi è esplosa la voglia di maternità. Ero una specie di Erode. Oggi i figli sono tutto per me, li adoro. E il rapporto con Marco è di acciaio.”
– E se lui avesse un’avventuretta, come nel passato? Non dico una cosa
importante. Un’avventuretta.
“ Non gli perdonerei nulla. Non ne sarei capace. Sarebbe una tragedia. Però
non lo controllo, anche perché è incontrollabile. Mi fido. Penso che non abbia nè la voglia né il tempo per le avventurette.”
– Suo marito le fa regali importanti?
“ Certamente è generoso, mi ha regalato un anello importante e tante altre
cose. Però non sono certo i regali, il cemento tra di noi. Alla vigilia delle nozze mi consegnarono una Mercedes che avevo ordinato un anno prima e acquistato con i miei soldi, con mille sacrifici. Pensai: adesso tutti saranno convinti che si tratta di un regaluccio di Marco.””
– A suo marito fa piacere che lei continui a lavorare?
“ Lui vorrebbe che lasciassi, io voglio continuare. Ma le decisioni si prenderanno in rapporto all’educazione dei due bambini. Non voglio sacrificarli. Il lavoro passa, i figli restano.”
– Suo suocero, Carlo De Benedetti, è una delle persone più potenti in Italia. Com’è il rapporto, tra di voi? Per le decisioni di ogni giorno, voglio dire: è ingombrante, pesante un personaggio di questo rilievo?
“ E’ un punto di riferimento positivo. Ma le ho detto che non voglio parlare
dell’importante famiglia, in cui sono entrata.”
– Mi conceda un’ultima sfrontatezza.
“ Ormai sono rassegnata.”
– Avete optato per la comunione o per la divisione dei beni?”
“ Comunione. Con una decisione presa insieme.”
– Un altro malizioso sottinteso è inevitabile.
“ Certo. Ma l’atto di amore è stato il mio.”
– Non capisco.
“ Le ho detto che sono possessiva. E perciò non sono mai stata abituata a
dividere nulla.”
– Mi scusi. Con un compagno importante, forse è facile condividere.
“Lei non comprende che cosa significa il possesso, psicologicamente Se io
possiedo un cuscino e Marco ne possiede cento, e se io sono possessiva, non vuol dire nulla che io condivida con lui cento cuscini. Ma condividere con lui il mio solo e piccolo cuscino è una rinuncia, un gesto importante, un atto d’amore. E’ chiaro?”
– Direi di sì. Finchè si tratta di cuscini.
“ Non sia spiritoso. E’ molto di più. Quattro anni fa Marco era agli
inizi. Condividiamo le fatiche, i sogni, i progetti, il lavoro, i sentimenti di ogni giorno.
Condividiamo la vita, tutta la vita. E, giorno per giorno, abbiamo creato un amore, vorrei dirle ancora, meraviglioso.”