Francia, Germania e Italia in pressing su Juncker: “Basta paradisi fiscali”

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padoanSapin, doctor Shaeuble e Padoan fanno fronte comune per risolvere il problema dell’elusione fiscale da parte delle multinazionali, che sfruttano i regimi agevolati in Paesi quali Lussemburgo e Irlanda per pagare – legalmente – meno tasse. Lettera al commissario Moscovici

Fronte comune Parigi-Berlino-Roma sulle tematiche fiscali in Europa. I ministri delle Finanze delle principali economie dell’Eurozona alzano il pressing sul neo-presidente della commissione Ue, Jean Claude Juncker, inviando una lettera che rappresenta una dichiarazione di guerra verso la concorrenza sleale in tema fiscale. Argomento al quale Juncker è quantomai sensibile, dopo l’inchiesta giornalistica alla quale ha partecipato anche l’Espresso, che mostra quanti e quali accordi fiscali sia stato in grado di siglare il Granducato con le grandi multinazionali.
Nel mirino c’è dunque proprio il Lussemburgo, ma anche l’Irlanda o l’Olanda; che guarda caso sono i destinatari delle procedure d’infrazione o delle indagini della Ue, per ospitare a regimi favorevoli scatole societarie che fanno capo tra le altre a Fiat o Amazon.
Nella missiva comune – indirizzata al commissario agli Affari economici Pierre Moscovici – Michel Sapin, Wolfgang Schaeuble e Pier Carlo Padoan hanno chiesto alla Commissione europea di adottare entro un anno una direttiva per impedire la concorrenza fiscale sleale.
Le file serrate dei tre Paesi non sono una notizia positiva per i colossi del web, che sono le principali società in grado di sfruttare le maglie larghe della rete del Fisco.
Nella missiva si dice che la mancata uniformitò dei trattamenti fiscali in Ue “è una delle principali cause di una pianificazione aggressiva dal punto di vista fiscale, un’erosione della base impositiva e uno spostamento dei profitti” da parte delle società, che ovviamente cercano di attaccare il cappello laddove conviene loro. La base di partenza, invece, è che ciascuno “paghi le tasse nello Stato dove sono generati i profitti”.
Il riferimento alle notizie recenti c’è tutto nelle parole dei ministri: da quando “le prassi di certi Paesi e contribuenti sono divenute pubbliche di recente, i limiti di quanto è tollerabile sul fronte della competizione fiscale tra Paesi si sono spostati”. La richiesta finale è di adottare “una serie di regole comuni, vincolanti sulla tassazione d’impresa che alimenti la competitività e combatta la pianificazione fiscale aggressiva”, dunque una direttiva che sia adottata “dai 28 Paesi membri prima della fine del 2015”.

La Repubblica