Una voce forte, controcorrente sul gioco: è quella autorevole di Cesare Lanza, shop giornalista, illness autore televisivo, regista e scrittore, che abbiamo intervistato per parlare del libro “Elogio del gioco d’azzardo” frutto, oltre che del suo talento nella scrittura, anche della sua passione per il gambling.
1. In un momento così caldo per il gioco d’azzardo, giudicato e accusato ogni giorno di essere uno dei mali della nostra società, il suo libro è, senza dubbio, una provocazione, a partire dal titolo: non parla “solo” di difesa, bensì di “elogio” del gioco d’azzardo. Come mai questa scelta anche terminologica così forte?
Il gioco d’azzardo rappresenta un serio problema soltanto se praticato con eccessi, peggio se in luoghi non legali, senza vigilanza da parte dello Stato e senza senso di responsabilità da parte degli imprenditori. Ogni proibizionismo è deleterio, e anche in questo settore lo sarebbe: impossibile da imporre, avrebbe l’unico effetto di favorirere le organizzazioni malavitose. Invito sempre al realismo: chi vuole bere, beve; chi vuole accompagnarsi a prostitute, lo fa: nelle case chiuse, o per strada o nei bordelli clandestini; chi vuole giocare, gioca. Quindi, il problema è solo quello (facile a dirsi, difficile ad attuarsi) di stabilire regole ragionevoli e leggi precise, e farle rispettare. E’ difficile, come ho scritto,perchè ci sono ambiguità, invadenze, intrecci di potere e di denaro, tentazioni devastanti. Ma se lo Stato esiste, ha possibilità di farsi rispettare. Non solo per quanto riguarda il gioco, la domanda diventa: in Italia, lo Stato esiste? Tutto questo, e altro, è affrontato nel mio libro. Infine, il titolo – volutamente provocatorio – è giustificato dal fatto che, se il gioco fosse applicato e regolato con intelligenza, ci aiuterebbe a raggiungere ciò che tutti desiderano nella vita: l’equilibrio, la capacità di saper perdere e di saper vincere. Il gioco è una metafora della vita: anche senza le carte in mano e senza frequentare i casinò, ogni giorno e di continuo, consapevolmente o no, ci assumiamo rischi lievi e anche estremi. E, nell’assumerli, avere equilibrio vuol dire possedere una risorsa importante.
2. Lei è un appassionato: qual è, secondo lei, il gioco che più si adatta – grazie alle sue regole, alle sue strategie e alla concentrazione che richiede – a insegnarci ad affrontare al meglio le complicate dinamiche della quotidianità?
Senza dubbio, il poker e lo chemin de fer. Perchè si gioca tra persone e non “contro” il banco, che ha un margine decisivo di vantaggio rispetto ai giocatori, per il calcolo delle probabilità. Tra persone ci si misura sulla base di qualità fondamentali: riflessione, capacità di valutazione del rischio, rpudenza, coraggio, scaltrezza, prontezza di riflessi… Ciò che tutti vorremmo avere non solo al tavolol verde, ma nella vita.
3. Dott. Lanza, nel libro tratta il gioco d’azzardo secondo una visione a 360 gradi, sottolineandone il valore storico e letterario fin dai tempi più antichi. E’ davvero un peccato pensare invece che oggi siamo di fronte a un problema forte di legalità, combattuto nel nostro Paese a volte in modo ambiguo. Cosa dovrebbe fare di più o di diverso lo Stato italiano in tal senso?
Basterebbe prendere come riferimento altri Paesi, certo non meno civili del nostro: Inghilterra, Francia, Austria… Vigilare sulle infiltrazioni delle varie mafie, tutelare i giocatori più giovani e più anziani, imporre e divulgare con chiarezza e fermezza regole e leggi certe, disporre di un ramo di polizia specializzato nel settore, ecc… Da noi, niente di tutto questo: ad esempio, si può inorridire di fronte alla faciloneria con cui sono state concesse autorizzazioni scriteriate per le slot machines ai bar, a sale gioco improvvisate, ecc.
4. Che consigli si sente di dare a chi ha voglia di avvicinarsi al gioco d’azzardo ma ne è impaurito dai messaggi che arrivano da più parti della società italiana?
Anche questo è nel libro, con un’ampiezza che qui non è consentita per limiti di spazio. In sintesi: primo, stabilire un budget della potenziale perdita, in relazione stretta con le proprie disponibilità economiche; secondo, quando si vince, non voler strafare e fermarsi, appagarsi anche di una piccola vincita; terzo, evitare assolutamente di voler rifarsi, se si perde, sforando il budget prestabilito; quarto, evitare luoghi malfamati, dove i giochi probabilmente sono manipolati e truccati; non giocare on line (abitudine sempre più diffusa), se non nei siti in regola con le leggi italiane, e rispettando più che mai tutti i consigli precedenti.
5. Vorrei aggiungere che un’organizzazione del gioco esemplare (unitamente a due tesori italiani naturali, possibilità di turismo in genere e in particolare facilità di accesso ai nostri patrimoni artistici) potrebbe essere un promotore straordinario di flussi di denaro per la nostra economia in sofferenza. Al contrario, lo Stato assiste inerte ai viaggi, per andare a giocare, dei turisti meridionali verso i casinò africani, Malta, Grecia; dei gipocatorki settentrionali adf oriente verso i casinò in Slovenia, Croazia, Austria e ad occidente verso Francia, Spagna e così via… Denaro italiano che finisce all’estero, mentre sarebbe semplice fare in modo di ottenere il risultyato contrario…
Federica Zacchi /casinotop10.it