Le Borse rimbalzano con il voto Usa: spread su per le tensioni alla Bce

mario draghi
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mario draghiTradizionalmente le elezioni di mid term avviano il rally di fine anno di Wall Street, try a prescindere dal risultato politico. In Europa si guarda ai dissidi interni alla Banca centrale: alcuni banchieri criticano lo stile eccessivamente riservato di Draghi nelle comunicazioni al mercato

Prove di rimbalzo per i mercati del Vecchio continente, prostate che confidano nel via al rally di fine anno per Wall Street: ieri gli investitori sono rimasti alla finestra in attesa dell’esito delle elezioni di medio termine che hanno visto uscire vittoriosi i Repubblicani. Gli ultimi due anni di Barack Obama alla Casa Bianca si preannunciano, diagnosis quindi, complicati con un Congresso a maggioranza Repubblicana. Le Borse però provano a ignorare l’incertezza politica in arrivo dall’altra sponda dell’Atlantico: d’altra parte, tradizionalmente, le elezioni di medio termine avviano il rally di fine anno di Wall Street, qualunque sia l’esito politico.

Gli addetti ai lavoro sono più preoccupati dai dissensi interni alla Bce: secondo Reuters alcuni banchieri centrali criticano lo stile eccessivamente riservato nella comunicazione del presidente Mario Draghi e avrebbero in programma di sollevare la questione alla cena dei governatori centrali in programma questa sera. Di certo l’irritazione tra i banchieri nazionali rischia di compromettere la possibilità di un’azione politica più forte nei prossimi mesi, inclusa l’ipotesi di ‘quantitative easing’. Immediata la reazione dello spread che si è portato, già sul finire della seduta di ieri, in area 160 punti base con i Btp che rendono il 2,42%.

A tutto questo si aggiungono i tagli alle stime di crescita dell’Eurozona da parte della Commissione europea, cui è seguito il botta e risposta tra il premier Matteo Renzi e il numero uno della Commissione Ue, Jean Claude Juncker: il neo presidente dell’esecutivo europeo ha invitato il presidente del Consiglio a rispettare Bruxelles che non è una “banda di burocrati”, ma un’istituzione legittima come i governi dei singoli Stati membri. Una risposta a Renzi che, al termine del Consiglio Ue di ottobre, aveva dichiarato che non si farà dettare la linea dei “tecnocrati di Bruxelles”. Ieri sera, poi, il premier ha ribadito di non essere disposto adandare a Bruxelles “col cappello in mano”.

In questo contesto a Milano Piazza Affari consolida il rialzo dell’apertura e si porta a +1,6%, in linea con il resto del Vecchio continente: Londra avanza dello 0,8%, Francoforte dell’1,2% e Parigi dell’1%. Sul listino tricolore si guarda a Enel, che ha annunciato l’intenzione di collocare fino al 22% della controllata spagnola Endesa. Continua il recupero di Mps, nel giorno del cda decisivo per l’aumento di capitale da oltre 2 miliardi buono per coprire il “buco” indicato dagli stress test della Bce. Gli acquisti premiano anche l’altra banca che ha bisogno di nuovi capitali, cioè Carige.

L’agenda macroeconomica di giornata, però, è piuttosto ricca. Si parte con l’indice Pmi composito della produzione nell’Eurozona, che è salito a 52,1 dal 52 di settembre, ma sotto la stima flash del 23 ottobre che era a 52,2. Rimane comunque in zona espansione da 16 mesi consecutivi; sempre secondo l’istituto Markit, l’indice finale dei servizi nella zona della moneta unica è sceso a 52,3 (stima flash 52,4, settembre 52,4). Per l’Italia si registra il ritorno nella fase espansiva (50,8 punti, sopra la soglia di 50 che separa la recessione dalla crescita) dell’indicatore sui servizi. Le vendite al dettaglio della zona euro registrano un calo dell’1,3% congiunturale a settembre, che diventa una crescita annua dello 0,6%. Dagli Usa si aspettano i dati sull’occupazione nel settore privato, l’indice Ism e le scorte del petrolio.

In mattinata Tokyo ha chiuso in rialzo dello 0,44% archiviando la quinta seduta positiva consecutiva e portandosi ai massimi da sette anni. Le Borse asiatiche chiudono miste: Hong Kong perde lo 0,63% e Shanghai cede lo 0,47%. Arretra dello 0,19% Seul. A Mumbay l’indice Sensex (+0,2%) tocca per la prima volta nella storia quota 28mila. Sul fronte macro ha continuato a dare segnali preoccupanti, come già accaduto per il manifatturiero, la Cina: l’indice Pmi dei servizi è sceso ai minimi da tre mesi, pur restando sopra la soglia dei 50 punti, calando però da 53,5 a 52,9 punti in ottobre.

Sul fronte delle materie prime continua la debolezza del petrolio: il Brent scambia a 82,4 dollari, vicino ai minimi da fine 2010, mentre il Wti resta in area 77 dollari. L’oro segna un nuovo minimo da luglio 2010 a quota 1.152 dollari. Il voto del midterm in Usa rafforza ancora il dollaro, che sale verso lo yen (+0,6% a 114,3) indebolito anche dalle frasi del governatore della Boj, Kuroda, il quale si è detto determinato a fare tutto il possibile per raggiungere gli obiettivi di inflazione. La moneta giapponese torna così al livello del dicembre 2007. Stabile l’euro in area 1,25 verso il biglietto verde in attesa delle decisioni della Bce di giovedì.

di GIULIANO BALESTRERI La Repubblica