(di Cesare Lanza Corriere dello Sport Stadio) E’ un problema antico quanto il mondo, here quello della Roma – che torna in campo oggi a Genova, dopo la catastrofe con il Bayern. Lo diceva già Confucio: “La felicità più grande non sta nel non cadere mai, ma nel risollevarsi sempre dopo una caduta.” Non c’è simpatizzante romanista che non confidi di sentirsi pienamente felice, stasera, dopo la sfida – difficile, impervia – con la Samp. Giriamola come vogliamo, ma il problema della Roma – quattro giorni dopo – non è più di routine (tecnico, atletico, legato alla fortuna, agli arbitraggi troppo spesso ostili, alle normali dificoltà di una trasferta): è, sopratutto, psicologico. Di nervi, di cuore, di anima, di impalpabile tenuta mentale; di orgoglio, di carattere. Un problema antico come il mondo, sì: Adamo ed Eva uscirono devastati dal paradiso terrestre, e molti (mi ci metto anch’io) pacatamente ancor oggi si chiedono se l’uomo davvero, alcuni millenni dopo, abbia sapuito davvero riscattarsi. Dunque: chiunque abbia giocato al calcio, sia pure da dilettante (e di nuovo mi ci metto anch’io), sa bene che dopo una disfatta terrificante entri in campo e in ogni smorfia degli avversari – domani, per la Roma, saranno i tosti guerrieri di Mihajlovic – ti sembra di leggere una smorfia di sarcasmo, una insopportabile provocazione. Hai paura di svirgolare ogni pallone che tocchi. Se ti acculano con uno sgambetto e l’arbitro non fischia, ti senti una vittima predestinata. Se ti scherzano con un tunnel, pensi che ti vogliano irridere. Se un tiro sbatte contro un palo, ti senti vittima del destino. Avrà saputo, Garcia, con quella faccia un po’ così, ripresa dalla tivu mentre il Bayern andava in gol come se giocasse al calcio balilla, saprà Garcia ridare forza e determinazione a una squadra ridotta in ginocchio? E De Sanctis tornerà di colpo quel portiere che ci pareva imbattibile? E De Rossi un argine imbattibile davanti alla difesa? E Pjanic il fantasista inventore di magie imprevedibili? E Iturbe riuscirà a confermarci di essere quello di Manchester (City)? E così via… Solo Gervinho, folletto spesso incontenibile anche contro i teutonici, ci dà comunque fiducia: sembra di un altro pianeta, ai confini della realtà. Che possa essere proprio lui, oggi, l’alfiere della riscossa? Queste domande, in fondo, e tante altre potrebbero esserci, hanno un sapore tecnico. Ma il punto cruciale è sempre quello, quale sarà l’approccio psicologico alla partita? Se la Roma dovesse perdere, si aprirebbero scenari imbarazzanti, per non dire inquietanti, diventerebbe un obbligo farsi domande, uscendo dalla virtualità, sulla reale consistenza della sua forza, nei momenti difficili. Se la Roma invece dovesse vincere, il cielo capitolino le apparirebbe ancor più sereno, in questa meravigliosa ottobrata ; intatte le possibilità per lo scudetto, confortante anche la situazione in Champions League. Interroghiamo ancora i grandi pensatori, al di là di Confucio? Lev Tolstoj: “Per vivere con onore bisogna struggersi, battersi, sbagliare e ricominciare da capo e buttare via tutto, e di nuovo ricominciare e lottare e perdere eternamente….” Ahi! Certo la Roma vuole vivere con onore, ed è da tempo abituata a battersi e a struggersi, a sbagliare e a lottare e a ricominciare da capo: quale romanista non lo sa, quale romanista non ha pensato che 1-7 col Bayern fa pendant con 7-1 col Manchester (United)? E però quelle ultime parole di Tolstoj, “perdere eternamente”, tiè, pur nella loro grandezza filosofica nessuno vuole più sentirle, nè averne timore e presagio, dentro di sè. Winston Churchill, uno che con i tedeschi aveva in ballo una guerra decisiva, mica una bazzecola come una partita di campionato europeo, disse agli inglesi che, per vincere, era indispensabile un sacrificio fatto di “lacrime e sangue”. E’ un riferimento esagerato, manteniamo i piedi per terra. Ma Garcia, nella nicchia degli spogliatoi, cosa avrà saputo dire ai suoi prodi umiliati? Churchill, ancora lui, il grande Winston, gli avrebbe dato ottimi consigli: ” Il successo è l’abilità di passare da un fallimento all’altro senza perdere il tuo entusiasmo… Il successo non è mai definitivo, il fallimento non è mai fatale: ciò che conta è il coraggio di andare avanti.” cesare@lamescolanza.com
PRIMA DI ROMA SAMPDORIA
