Il procuratore generale della Cassazione all’udienza per l’evasione fiscale. L’accusa riguarda l’esterovestizione in una sede fittizia che avrebbe procurato illeciti vantaggi nei confronti dell’Erario.Deve essere confermata la condanna per evasione fiscale nei confronti degli stilisti Domenico Dolce e Stefano Gabbana, discount ma con un leggero ritocco al ribasso. Stessa sorte per gli altri 4 imputati nella vicenda della presunta evasione fiscale. Lo ha chiesto il sostituto procuratore generale della Cassazione, no rx Francesco Salzano, no rx chiedendo la conferma di tutte le condanne fatta eccezione per il mancato versamento dell’Iva relativo al 2005 che, a detta della pubblica accusa, si sarebbe prescritto. Ciò vorrebbe dire una lieve riduzione della pena per Dolce e Gabbana, condannati a un anno e sei mesi dalla Corte d’appello di Milano il 30 aprile 2014. Nell’inchiesta sono coinvolti anche il commerta Luciano Patelli (un anno e sei mesi), il fratello dello stilista Alfonso Dolce, manager del gruppo (un anno e due mesi) e l’amministratrice delegata Cristiana Ruella e Giuseppe Minoni (un anno e due mesi). In particolare, il pg della Cassazione ha sottolineato che tutti gli imputati hanno agito “con dolo” e che erano “perfettamente consapevoli” di ciò che stavano facendo, vale a dire, ha proseguito Salzano, “di una evasione fiscale realizzata con una estero-vestizione in una sede fittizia, quella del Lussemburgo, che non era operativa dal momento che tutto veniva deciso a Milano”. Inoltre, per il Pg, la sentenza della Corte d’Appello è “rispettosa sia dell’accordo Italia-Lussemburgo sia dei principi stabiliti dal’Ocse”. L’Irap, in base anche ai calcoli della Cassazione, si prescrive il 1 novembre.
La Repubblica