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giornaliLibero,  entra la Tosinvest
Gli Angelucci entrano direttamente nell’azionariato di Libero. Lo fanno attraverso la loro finanziaria Tosinvest che sale al 40% del capitale dell’editoriale che pubblica il quotidiano milanese. Il restante 60% rimane in mano alla Fondazione San Raffaele, che fa capo comunque alla famiglia degli imprenditori della sanità e in cui non a caso figura Arnaldo Rossi, presidente del cda di Libero. L’ingresso diretto degli Angelucci ha però dato la stura sia a ipotesi di cessione del quotidiano diretto da Maurizio Belpietro sia alla possibilità che arrivino nuovi soci nella compagine. «A me non risulta che ci siano piani di cessione né nuovi soci in vista», spiega a ItaliaOggi Belpietro. «Anzi, visto che la Tosinvest è la proprietaria della testata, il suo ingresso nel capitale mi sembra una buona notizia che smentisce le voci su una possibile vendita».Rumor che, peraltro, hanno coinvolto anche Vittorio Feltri, ex direttore di Libero e attuale direttore editoriale del Giornale, come pivot di una cordata d’imprenditori interessati ad acquisire Libero.Intanto il quotidiano di viale Majno a Milano prosegue con il contenimento dei costi e col regime di solidarietà per i giornalisti, che prevede una riduzione degli stipendi di circa il 20% e durerà fino alla primavera del 2016. Tra le varie operazioni per tagliare le spese, però, «non è allo studio la chiusura della redazione di Roma», aggiunge Belpietro. Per Libero, semmai, questo è un momento di attesa, specie da un punto di vista editoriale: «il centro-destra vive un periodo di appannamento», conclude il direttore, «e noi, che siamo vicini al centro-destra, siamo un po’ come i giornali sportivi che condividono gioie e dolori con le loro squadre di riferimento».

Chessidice in viale dell’Editoria
Costa presidente di Audipress. L’assemblea dei soci di Audipress ha eletto ieri Maurizio Costa nuovo presidente per il biennio 2014-2015. Upa (Utenti pubblicità associati) ha indicato Costa, recentemente nominato presidente Fieg, che è stato eletto all’unanimità. Web, pubblicità a -6%. La raccolta pubblicitaria su Internet è calata del 6% a settembre, per un totale di 38,9 milioni di euro, secondo i dati Fcp Assointernet. Sul web la flessione è stata del 6,8% a 36,9 mln. In crescita mobile, +14,8%, e tablet, +6,1%. In diminuzione ancora smart tv e console (-53,8%). In totale nei nove mesi si sono raggiunti i 327 milioni, +0,1%. L’Euro è di tutti in Bocconi. Moneta unica, fiscal compact: l’Europa può cantare ancora L’inno alla gioia? A discuterne domani alle 18 a Milano, presso lo Spazio Forum Libreria Egea (via Bocconi 8), insieme con Roberto Sommella, autore del saggio L’Euro è di tutti, edito da Giovanni Fioriti Editore, ci saranno il d.g. di Unicredit Roberto Nicastro, Francesco Daveri (professore ordinario di politica economica presso l’Università di Parma) e il vicedirettore del Corriere della Sera Daniele Manca.

News cinesi le più cliccate
Sono cinesi i siti dei quotidiani più visti al mondo secondo la classifica di comScore, società che stila periodicamente la lista dei giornali più cliccati via pc. A settembre 90,2 milioni di utenti unici hanno avuto accesso a Xinhua News agency, che controlla in Cina diversi quotidiani, seguita dalla pagina online del quotidiano People’s Daily (89,1 milioni di visitatori) e da China Daily, con 56,4 milioni di utenti. La classifica non comprende le visite tramite dispositivi mobile, benché rappresentino un segmento di lettori sempre più ampio. Al quarto posto c’è il Mail Online, sito del tabloid del Regno Unito Daily Mail con 55,8 milioni di visitatori unici mensili, che ha battuto sia il Guardian (42,6 milioni di accessi), sia il NYTimes (41,6 milioni). Settimo il Telgraph, seguito dal Washington Post, dal WSJ e dal sito Indipendent.co.uk.

Niente direzione a due con Büchner a capo del digitale
Giovanni non salverà lo Spiegel. L’attuale direttore del settimanale amburghese, Wolfgang Büchner, 48 anni, dal settembre del 2013 in carica, è già in difficoltà. Il contrasto con la redazione sembra insanabile, mentre si continuano a perdere copie e pubblicità. Tra i possibili successori si era fatto il nome di Giovanni di Lorenzo, 55 anni, di madre tedesca e di padre di Rimini. Ma il sito di informazioni giornalistiche Meedia, ha appena rivelato che ha avrebbe detto di no. Nell’ultimo numero di Spiegel è apparsa una lunga intervista con di Lorenzo. Il tema è la sua esperienza in televisione, dove da 25 anni modera il talk show 3nach9, letteralmente «tre dopo le nove», ma chiaramente si tratta di una sorta di omaggio a chi di fatto è un diretto concorrente, anche se Die Zeit ha uno stile ben diverso. A quanto pare, non sarebbe bastato. Di Lorenzo sarebbe stato scelto da Julia Jäckel, che dirige il gruppo Grüner+Jahr, che da qualche giorno è stata rilevata dalla Bertelsmann, che detiene il 25% del pacchetto di Spiegel (800 mila copie). Quali le ragioni del «nein»? Meedia, di solito ben informato, è incerto: Frau Julia è una fautrice della fusione tra le redazioni in carta e online, per cui si batte Büchner, che si è scontrato con la redazione. Ma, di Lorenzo, fortunatamente è un giornalista della vecchia scuola, convinto che carta o meno, bisogna puntare sulla qualità. Dirige Die Zeit, che esce sempre con il formato del vecchio Espresso, da dieci anni, non ha rinunciato alla tradizione, eppure è l’unico direttore che sia riuscito a aumentare le copie vendute (da 450 mila a 504 mila). Nel settimanale raramente si trovano scoop, ma sempre articoli di alta qualità. Il secondo motivo sarebbe il comportamento poco gentile di un membro del consiglio di amministrazione. Di Lorenzo si sarebbe risentito e avrebbe cambiato idea. Ma sembra poco probabile. Piuttosto, di Lorenzo, da italiano (con doppio passaporto) è educato, e non volendo dire no con troppo durezza ha finito per far credere che fosse intenzionato a cambiar squadra. Non ci avrebbe mai pensato: allo Spiegel, come Büchner, si sarebbe dovuto scontrare con una redazione che possiede il 50% più una delle azioni, per volontà del fondatore Rudolf Augstein, e quindi può mettere il veto a una ogni decisione non gradita. Di Lorenzo, sostiene Meedia, si deve essere reso conto che neanche lui sarebbe riuscito a far cambiar rotta allo Spiegel. Infine, forse, il motivo decisivo: si sarebbe pensato a una direzione a due, di Lorenzo come direttore «creativo», Büchner come manager per il digitale. Una soluzione pasticciata. E per lo Spiegel non ci sembrano essere altri nomi all’orizzonte.

 

Fonte: Italia Oggi