
Questa mattina abbiamo depositato un reclamo presso l’Autorità Garante per la Concorrenza e il Mercato (AGCM) contro i principali produttori di computer, accusandoli di ostacolare i consumatori nel richiedere il rimborso per Microsoft Windows preinstallato, servizio di cui non intendono avvalersi. Questo comportamento rappresenta una violazione della legge, come recentemente stabilito dalla Corte Suprema di Cassazione a cui ci siamo rivolti.
Tuttavia, i produttori continuano ad ignorare il diritto dei consumatori. HP richiede la restituzione del computer, mentre Lenovo e Fujitsu affermano che non esiste un rimborso. Acer impone una serie di procedure lunghissime, come inviare il computer presso la loro sede a spese dell’utente solo per effettuare la cancellazione dell’hard disk. Asus richiede l’invio a una propria sede in Olanda. Quasi tutti rifiutano di fornire assistenza all’hardware nel caso venga rimosso il software preinstallato. La somma che potrebbe essere restituita risulta poi esigua, nonostante la Corte di Cassazione abbia stabilito che il rimborso debba riflettere il valore di mercato: si passa da 1 euro rimborsato da Samsung fino a 50 euro da Sony per Windows 8 Pro, un software che ha un valore di oltre 200 euro sul mercato.
Di fronte a questa unanime resistenza al rimborso, è lecito ipotizzare che esistano intese commerciali tra i produttori di PC e Microsoft finalizzate a negare il diritto di rimborso ai consumatori. Infatti, nella licenza OEM, Microsoft Windows stabilisce che il consumatore deve seguire le procedure fissate dai produttori, che risultano piuttosto severe. Abbiamo pertanto richiesto all’Autorità di costringere Microsoft a riformulare il testo della licenza, chiarendo che chi rifiuta il software ha diritto a ricevere un rimborso senza ulteriori condizioni.
Inoltre, costringere i consumatori a pagare anticipatamente per un software non desiderato al momento dell’acquisto di un PC, e successivamente dover affrontare difficoltà per richiedere il rimborso, è inaccettabile e senza precedenti nel mercato attuale. L’Autorità Antitrust dovrebbe quindi intervenire, imponendo che venga preinstallato solo software con licenza “trial” (ovvero in prova per un periodo prestabilito, entro il quale l’utente può decidere se acquistarlo o rimuoverlo dal computer) oppure software libero e gratuito.
Ci auspichiamo che, dopo l’11 settembre, con la sentenza della Cassazione, il mercato del software possa avviarsi verso una decisa liberalizzazione, favorendo una maggiore concorrenza e benefici per tutti, soprattutto per i consumatori.