Il presidente dell’ex monopolista delle tlc, Giuseppe Recchi commenta le rivelazioni di Repubblica sul progetto di Palazzo Chigi per sbloccare gli investimenti usando la golden power: “Non c’è nessun dossier, giuridicamente non è possibile siamo una società privata”.
Ammette di aver “sentito parlare quattro o cinque volte dello scorporo della rete” da quando è entrato nel consiglio di amministrazione di Telecom Italia, “ma non c’è nessun dossier”. Il presidente dell’ex monopolista delle tlc, Giuseppe Recchi replica all’anticipazione di Repubblica che ha riferito di un piano del governo per riaprire la partita sullo sviluppo della banda larga, con un progetto per entrare direttamente nella società che gestisce la rete di telecomunicazione in Italia, al momento al 100 per cento di proprietà di Telecom Italia.
Recchi, già presidente di Eni è arrivato a Telecom con il rinnovo delle cariche nell’aprile scorso, fa capire che la società non ha gradito il progetto che sarebbe allo studio di Palazzo Chigi. Perché rischia di essere “un fatto molto dannoso per quelli che sono gli effetti sulla percezione della società e, a maggior ragione del nostro paese”. Il giudizio di Recchi è molto netto: “Non c’è alcun presupposto giuridico per cui si possa parlare dello scorporo della rete di un’azienda privata come la nostra”.
In realtà, il progetto cui starebbe lavorando il governo guarda alle prossime mosse che potrebbero riguardare l’azionariato di Telecom Italia. A cominciare dall’uscita degli spagnoli di Telefonica che verranno sostituiti dal gruppo francese Vivendi, specializzato in contenuti multimediali. A cui si sommano le indiscrezioni per l’interessamento di investitori istituzionali, visto che con la progressiva uscita di scena dei soci italiani (Intesa, Mediobanca e Generali) ha reso l’ex monopolista italiano a tutti gli effetti una public company.
di LUCA PAGNI
La Repubblica