Editoria: fallimento Epolis, 11 marzo al via processo a Cagliari

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giudiceSi aprira’ il prossimo 11 marzo a Cagliari l’udienza preliminare per il fallimento della societa’ editoriale Epolis e la sua controllata Publiepolis. Davanti al giudice Cristina Ornano dovranno presentarsi i 19 imputati per i quali il pm Giangiacomo Pilia ha chiesto il rinvio a giudizio. Tra questi anche l’imprenditore sardo Nicola Grauso – ex editore del quotidiano L’Unione sarda, sickness patron di Video on line e pioniere di internet in Italia – l’ex presidente di Epolis, societa’ che pubblicava 18 testate locali, che di recente e’ tornato in liberta’ dopo mesi ai domiciliari.
Rischiano il processo anche Vincenzo Maria Greco imprenditore di Napoli, dominus di Epolis e vicepresidente del cda di Publiepolis (il cui arresto e’ stato annullato dal tribunale del Riesame che ha confermato i gravi indizi ma ritenuto insufficienti le esigenze cautelari), Sara Cipollini di Legnano (Milano), amministratore delegato di Epolis e consigliere del Cda di Publiepolis, oltre ai diversi amministratori, sindaci e membri del Cda del gruppo editoriale che si sono alternati nel tempo. Tutti sono accusati a vario titolo, di aver causato o aggravato il dissesto di una o entrambe le societa’ inghiottite da un buco di 130 milioni di euro. Stando a quanto ricostruito dalle indagini, il fallimento di Epolis – dichiarato nel 2011 – doveva avvenire gia’ nel 2006 visto che i debiti ammontavano a oltre di 34 milioni e le perdite reali a poco piu’ 32 milioni.
Una gestione sconsiderata quella che emerge dall’indagine che ha scavato negli anni di amministrazione delle societa’ editrice dei quotidiani locali e della sua controllata Publiepolis. Nonostante le gravi perdite, gli amministratori avevano deciso di andare avanti nell’impresa, cosi’ il dissesto delle societa’ – e’ stato accertato dagli inquirenti – era stato coperto con artifici contabili, mentre venivano aperte nuove testate e assunti altri giornalisti. Stando alle accuse l’amministrazione del gruppo e’ stata caratterizzata fin dalle origini, da una serie di anomalie che ne hanno determinato la bancarotta. Sotto la lente degli inquirenti, dunque, anche l’anno 2006 quando i giornali erano in mano al fondatore e dominus di Epolis, l’imprenditore sardo Grauso che aveva approvato il bilancio con dati non veritieri e poi, grazie a questo, chiesto una serie di finanziamenti tra cui quello da tre milioni di euro concesso dalla Sfirs, la finanziaria della Regione Sardegna. La complessa indagine sul gruppo editoriale, ha registrato una svolta il 6 giugno, quando il presidente del Cda Rigotti e’ stato arrestato mentre sono finiti ai domiciliari la vice presidente Cipollini e il consigliere di amministrazione Greco (oggi tutti liberi). Dalle ordinanze e’ cosi’ saltato fuori che i soldi delle societa’ erano stati spesi anche per acquisti privati di alcuni amministratori come compere per 2 mila euro da Dior, per 3 mila euro alle pelliccerie Annabella di Milano, per mille euro da Flamant senza contare i due assegni – per un totale di 70mila euro – staccati per pagare un Porsche Cayenne e le “elargizioni liberali” da piu’ di 9mila euro effettuate in favore di uno sci club. Sullo sfondo giornalisti e dipendenti che per mesi non hanno ricevuto lo stipendio e si sono ritrovati con i contributi non versati, prima di diventare disoccupati.

AGI