Sull’ipotesi di un esecutivo di tregua, il leader M5S: «Il presidente è stato fin troppo paziente. Avevano l’opportunità». «Ora al voto il prima possibile. Anche il 24 giugno. Abbiamo studiato che si può fare»
Il M5S fa subito muro sull’ipotesi evocata dal Quirinale di un governo transitorio che permetta di fare fronte agli impegni immediati e traghettare il Paese fino alla prossima primavera, lasciando al Parlamento la possibilità di lavorare su una nuova legge elettorale. Senza aspettare lunedì, quando ci sarà il nuovo giro di consultazioni di Mattarella, i leader pentastellati nto hanno già fatto sapere che, tramontate le ipotesi di un governo a guida grillina, la linea è diventata quella del voto subito. Lo ha detto in mattinata il capogruppo al Senato, Danilo Toninelli. E lo ha certificato subito dopo il capo politico, Luigi Di Maio, che ipotizza anche una possibile data: il 24 giugno.
«Traditori del popolo»
«Se il governo di tregua nasce è perché Salvini si è alleato con il Pd» ha detto Di Maio, conversando con i cronisti in Transatlantico. «Non esiste tregua per i traditori del popolo», ha detto Di Maio, «questo deve essere chiaro. Ma non per il presidente della Repubblica che è stato fin troppo paziente. Avevano l’opportunità». E ancora: «Se metteranno il presidente Mattarella in condizione d’individuare questo governo di tregua, gli altri partiti saranno stati i traditori del popolo. Il disegno che noi avevamo visto, con tutti dentro contro di noi, si sta realizzando». Quanto alla data del possibile ritorno alle urne, il 24 giugno, ha spiegato che è stata indicata perché rientra nelle tornate dei ballottaggi. A chi gli chiedeva se è questa la posizione che porterà la delegazione Cinque Stelle al Quirinale, lunedì prossimo, invece, ha risposto: «Saprete tutto in giornata».
Renzi: «Sbroccano perché non hanno i numeri per governare»
Parole, quelle dei grillini, che non sono rimaste a lungo senza replica e che hanno fatto litigare a distanza due big del Partito democratico, l’ex premier Matteo Renzi e il ministro della Cultura Dario Franceschini. Il primo rivendica il merito di avere bloccato sul nascere ogni ipotesi di contatto per un governo Pd-M5S; il secondo giudica l’analisi dell’ex segretario «superficiale e sbagliata» e fa notare come un eventuale intesa avrebbe potuto portare i grillini su posizioni di responsabilità per dare vita ad un «governo reale».