Google rinnova l’impegno per limitare la diffusione online di contenuti di propaganda terroristica. Con un articolo pubblicato ieri sul Financial Times, il capo dell’ufficio legale di Google, Kent Walker, ha illustrato un piano in quattro punti che l’azienda intende seguire nei prossimi mesi: «Anche se noi e molti altri abbiamo lavorato per anni al fine di identificare e rimuovere contenuti che violano le nostre policy», scrive Walker, «la scomoda verità è che noi tutti, come intero settore, dobbiamo prendere atto che è necessario fare di più. Adesso».
Google aumenterà per prima cosa l’uso della tecnologia al fine di identificare con maggior precisione i video di incitamento al terrorismo. Negli ultimi sei mesi più del 50% dei contenuti rimossi sono stati identificati grazie ai sistemi automatici dell’azienda, che verranno ulteriormente migliorati grazie all’uso massiccio dell’intelligenza artificiale. Grazie a sistemi software riconoscimento delle immagini, inoltre, Google proverà a bloccare quanto più possibile il caricamento di video “clonati” a partire dall’originale già segnalato e rimosso.
Poiché, spiega ancora Walker, la tecnologia non può essere una panacea, il secondo punto del piano d’azione di Google consiste in un aumento delle risorse investite nel programma YouTube Trusted Flaggers. Alle 63 ong che già si occupano di monitorare YouTube – grazie al lavoro di operatori umani – se ne aggiungeranno 50, cui l’azienda fornirà supporto economico. Questo tipo di operazioni sono molto efficaci, con un solo falso positivo ogni dieci contenuti segnalati.
Il terzo punto del piano di Google riguarda quei video che, pur non violando esplicitamente le condizioni d’uso di YouTube, rientrano in una categoria a rischio, ora perché incitano all’odio, ora perché espongono opinioni estremamente controverse e violente.
Google continuerà a non rimuoverli, ma provvederà a rendere impossibile la monetizzazione del contenuto. In altre parole non sarà possibile associare degli annunci pubblicitari ai video incriminati e allo stesso tempo non si potranno aggiungere commenti, né raccomandare o votare il filmato. Abbattendo l’engagement degli utenti in maniera forzosa l’algoritmo di YouTube provvederà in automatico a rendere il video più difficile da trovare tramite la ricerca.
Infine l’azienda continuerà a utilizzare sistemi di retargeting per provare a intercettare le ricerche di utenti sensibili che hanno mostrato interesse per contenuti di incitamento al terrorismo, in particolare per i video di reclutamento dell’Isis.
Il retargeting è il sistema di tracciamento dell’utente che permette di mostrare annunci contestualizzati sulla base delle ricerche effettuate (o di altri parametri).
Ai potenziali terroristi vengono mostrati con insistenza video anti-terrorismo, con lo scopo di far cambiare idea a chi accarezza l’idea di schierarsi con Daesh. Il sistema, indicato come “Redirect Method”, è già stato testato e ha dato risultati promettenti.
«Le potenziali reclute», ha concluso Walker, «hanno cliccato sulle pubblicità mirate con una frequenza insolitamente alta, e guardato almeno mezzo milione di minuti di contenuti video che smontano i messaggi di reclutamento dei terroristi».
Il Secolo XIX