Paolo Buzzetti, ex presidente dei costruttori: utile provocazione, dobbiamo pensare in grande. È necessario un piano strategico da qui ai prossimi 10 anni
«Roma è allo sbando e serve un colpo di reni. Propongo la convocazione degli stati generali, sui temi della città c’è bisogno di ragionare e confrontarsi. Si deve tornare a pensare in grande». Per Paolo Buzzetti, ex presidente dell’Ance, l’idea di trasferire la politica all’Eur lanciata da queste colonne non è una semplice provocazione. Piuttosto, invece, una «iperbole per nulla campata in aria» che può servire a dare una «schicchera» alla città. Dice Buzzetti: «Pensare in grande significa mettere giù un piano strategico da qui a dieci anni. Progetto che oggi non c’è. Di questo accuso la politica nazionale che non si cura di Roma, troppo spesso vista come luogo del compromesso, dell’affare politico, talvolta del malaffare. Tutti la criticano, ma non c’è mai stata l’attenzione dei governi come a Parigi o Londra, ed è un peccato. In più», aggiunge l’ex presidente dei costruttori, «la politica romana è come sempre concentrata sulla scadenza elettorale più prossima. Così non si pensa al lungo periodo. Insistono ragioni sociologiche, abbiamo pochi giovani occupati e un contesto di crisi globale che ci ha colto impreparati. E poi c’è una grave colpa della classe dirigente, non solo a quella politica: si vede una rassegnazione chiusa su se stessa, senza un vero dibattito sul futuro. Per questo penso agli Stati generali, simili a quelli di metà ‘90 con l’obiettivo del Giubileo: scegliamo la location e colleghiamo tutti i soggetti abilitati, dalle associazioni al mondo del lavoro alla politica fino alla magistratura, si analizzano i problemi, si trovano le soluzioni e si prova a invertire l’evidente declino cavalcando la velocità delle tecnologie».
Cioè un luogo di confronto tra le diverse sensibilità cittadine. Come giudica Fabbrica Roma, il tavolo istituito dal Campidoglio insieme ai sindacati per arginare la diaspora dei brand dalla Capitale? «Per carità, va tutto bene e l’occupazione è importantissima. Ma qui è necessario pensare pure a come attirare nuovi investimenti: come si fa ad attrarre capitali con Sky che scappa? È necessario capire perché vanno a investire a Milano. Per esempio bisogna intervenire sul fronte corruzione, uno dei motivi per cui un’azienda sana preferisce andare altrove». E la scintilla, precisa Buzzetti, spetta alla politica. «Io sono sempre per la supremazia della politica. Ma so che c’è fuoco sotto la cenere. Ci vuole coraggio immediato, la politica deve riaccendere la città. E quando dico che la politica deve attivarsi, dico anche poteva farlo un po’ prima».
E ammesso che l’invito venga raccolto, che gli Stati generali si facciano magari all’Eur, quali sono le prime idee da mettere sul tavolo? «Collegandomi all’iperbole della politica all’Eur penso all’opportunità che si aprirebbe sotto il profilo urbanistico: penso a palazzo Chigi come Louvre romano, o alla Farnesina, o al Ministero dell’Economia come luoghi da riutilizzare attraverso il cambio di destinazione d’uso. Poi nel futuro ci metterei le università: abbiamo enormi giacimenti culturali, pensiamo a cosa potrebbe fare un polo della cultura, una piattaforma multi lingue che garantisce ostelli e trasporti all’altezza. Sarebbe un’eccellenza mondiale. Se non ce l’ha Roma un polo universitario, chi ce lo deve avere? E il polo potrebbe incrociarsi con la più grande opera infrastrutturale che c’è in Italia: la manutenzione. Quanta ricerca si può fare sui materiali innovativi, sulle attività commerciali e di turismo, settori in cui qualcosa non funziona se Roma è la seconda metà più desiderata al mondo ma solo la quattordicesima come somma dei visitatori. Dico: pensiamo in grande, Roma lo merita».
Il Corriere della Sera