di Cesare Lanza
Scommettiamo che si riaccenderanno, nella Roma, le polemiche su Francesco Totti? Ammetto: è una estenuante telenovela, che rischia di annoiare senza scampo i lettori che se ne infischiano della Roma e, forse, anche di Totti, un campionissimo che ha fatto la storia del calcio. Di questa vicenda mi interessa però, cocciutamente, un valore universale: il rispetto. In questo caso, la mancanza di rispetto. L’allenatore della Roma, Luciano Spalletti, ancora una volta ha deciso di impiegare Totti per pochi minuti finali – 6 – nella partita con il Lione, decisiva per la qualificazione ai quarti di finale dell’Europa League. Una decisione assurda, che dimostra l’arroganza, 0 la confusione, di Spalletti. Perché ci sono solo due spiegazioni. O vuoi coinvolgere il campione nella sconfitta, e sei arrogante. 0 non sai più a che santo affidarti, speri in un miracolo, e allora vuol dire che non hai capito niente della partita, nel prepararla e nel gestirla. Un buon allenatore avrebbe scelto tra due opzioni ben diverse. 0 da bravo tecnico sei consapevole della qualità del tuo campione, e allora gli dai almeno mezz’ora, per dimostrarlo. 0 sei convinto (sbagliando) che Totti non ti serva più e allora, da uomo vero, glielo dici in faccia e lo escludi, definitivamente. Invece? Totti ha giocato 6 minuti, più 5 di recupero, e con qualche lampo di classe ha dimostrato che sarebbe stato prezioso, se impiegato – con rispetto – per un tempo ragionevole. Per ora incassa e sta zitto. E sornione, riflessivo. Ma è un purosangue, ha una forte personalità. Prima 0 poi si farà sentire. E Spalletti, che finora non ha vinto nulla, farà un’altra figuraccia. Non si trattano così i campionissimi.
Cesare Lanza, La Verità