La società di comunicazione arriverà in Borsa. Per il jazz club Expo è stata un’occasione mancata. Operazione da 31 mln. Sinergie su musica ed eventi
Casta Diva Group si unisce con Blue Note: da una parte la società di comunicazione presente in 13 città nel mondo che produce spot, branded content, eventi aziendali, dall’altra il jazz club milanese, per un’operazione dal valore totale di 31 milioni di euro (27 milioni la valutazione della prima società, 4,3 milioni quella della seconda).
L’accordo di integrazione, che dovrà essere approvato dall’assemblea di Blue Note, è in realtà un’acquisizione (un reverse takeover) con cui Casta Diva potrà entrare all’Aim di Borsa italiana, in cui il club è quotato dal 2014. Per questo avverrà una fusione dell’ultima società in Blue Note, ma alla fine dell’operazione nascerà la Casta Diva Group spa, mentre il marchio del club milanese continuerà a campeggiare sul locale e sulle sue altre attività.
Con la fusione le due società dovrebbero completarsi a vicenda su alcuni fronti. Da una parte, infatti, Blue Note riceve parte del fatturato dai concerti e dalla ristorazione aperti ai privati, dall’altra organizza eventi per le aziende, ambito in cui è molto attiva Casta Diva. Parallelamente il marchio e l’attività musicale di Blue Note si coniugano bene con la produzione di contenuti digitali di Casta Diva, per cui anche in questa direzione si può pensare ad alcuni sviluppi. A controllare la nuova società saranno i fondatori di Casta Diva, Andrea De Micheli e Luca Oddo che attualmente detengono il 40,3% del capitale ciascuno, mentre insieme agli altri attuali soci avranno l’86,28% della spa. I due, inoltre, continueranno a essere rispettivamente a.d. e presidente, mentre Alessandro Cavalla, attuale a.d. di Blue Note, continuerà ad avere questa carica relativamente all’attività del club. Paolo Colucci, il fondatore e principale azionista del Blue Note (36,28%), deterrà il 4,95% della Casta Diva Group spa e siederà nel consiglio di amministrazione. La società che nascerà dalla fusione avrà un fatturato di 24,8 milioni (i 20,26 milioni di Casta Diva e i 4,5 milioni di Blue Note), mentre il margine operativo lordo sarà di 1,1 milioni (1,62 milioni e -522 mila rispettivamente). Insieme con l’annuncio dell’accordo, ieri sono stati presentati i conti del 2015 del Blue Note, dal quale si capisce come l’Expo non sia stato per niente un evento positivo per il locale milanese. I ricavi sono cresciuti (i 4,5 milioni di prima) ma meno del previsto soprattutto dall’attività consumer per spettacoli e ristorazione (+13%), mentre quella di eventi corporate ha registrato un incremento del 26%. I margini sono però calati, con il mol negativo per 522 mila euro rispetto ai -70 mila del 2014, mentre la perdita è stata di 781 mila euro, contro quella di 301 di un anno prima. L’apertura straordinaria a giugno, luglio e agosto e gli spettacoli organizzati apposta per l’Expo hanno pesato senza portare i vantaggi sperati. «Blue Note», si legge nella nota, «al pari della grande maggioranza degli operatori cittadini (eccezion fatta per gli alberghi) ha subìto la «cannibalizzazione» operata da Expo 2015, contrariamente a tutte le attese»: l’ingresso serale all’Expo a 5 euro, le 450 nuove aperture di attività di ristorazione, i 46 mila eventi solo dal marchio Expoincittà sono stati in particolare i responsabili dell’occasione mancata.
di Andrea Secchi, Italia Oggi