Nel profondo cuore della nostra Italia, un mutamento silenzioso, quasi impercettibile come il lento scorrere di un fiume, sta ridisegnando la trama stessa della nostra esistenza. L’aria che respiriamo nelle città si fa più densa, non solo di polveri, ma di volti, di storie che si intrecciano sempre più fitte nei centri urbani. E intanto, quel dolce richiamo di “voglio andare a vivere in campagna”, cantato da un intramontabile Toto Cutugno, risuona oggi come un’eco lontana, un sogno di un tempo che, secondo i numeri gelidi ma eloquenti dell’Istat, sembra svanire. Sì, perché un recente e penetrante sguardo su quello che accade ci rivela una verità quasi poetica: il volto del nostro Paese, amici, è radicalmente mutato, e la nostra gente si stringe sempre più, quasi in un abbraccio collettivo, nelle pulsanti arterie delle nostre città.
Il Paesaggio Urbano del 2021: Numeri e Superfici
Nel 2021, il territorio italiano contava 61.101 località abitate e produttive, occupando una superficie complessiva di poco meno di 21.000 chilometri quadrati, pari al 6,9% del suolo nazionale. Queste località sono state classificate dall’Istat in tre categorie principali: i centri abitati, che sono 21.774 e coprono il 6,0% della superficie nazionale; i nuclei abitati, in numero di 36.452 e con un’incidenza dello 0,6%; e infine le località produttive, 2.875, che occupano lo 0,3% del territorio.
La Transizione Demografica: Addio alle Campagne?
La distribuzione della popolazione italiana è un chiaro segnale di un’evoluzione storica. Nel 2021, ben il 91,2% degli italiani risiedeva nei centri abitati, un dato che contrasta nettamente con il 75,0% registrato nel lontano 1951. Questo significa che solo l’8,8% della popolazione viveva nei nuclei abitati o nelle case sparse, a fronte di un più consistente 25,0% di settant’anni fa.
L’espansione delle aree urbanizzate continua, seppur con un ritmo rallentato. Nel decennio tra il 2011 e il 2021, l’estensione delle località abitate e produttive è cresciuta del +5%, traducendosi in un aumento di oltre 900 chilometri quadrati. Questo incremento è meno marcato rispetto ai decenni precedenti, dove si registrava un +6,3% tra il 2002 e il 2011 e un impressionante +17,5% tra il 1991 e il 2001, indicando una saturazione o un cambio nelle dinamiche di sviluppo.
Disparità Territoriali: Un Nord Più “Denso”, un Sud Più Popoloso
L’analisi dell’Istat evidenzia anche notevoli differenze regionali. Sia la densità delle località che l’incidenza complessiva della superficie territoriale utilizzata diminuiscono progressivamente andando dal Nord al Mezzogiorno. Ad esempio, nel Nord-ovest del Paese si contano circa 30,8 località ogni 100 chilometri quadrati, occupando una superficie totale pari al 9,6% del territorio. Nelle Isole, invece, questi indicatori scendono drasticamente, con 6,8 località ogni 100 chilometri quadrati e un’incidenza del 4,1% sul territorio della ripartizione.
Interessante è notare come, pur con una minore densità di località, quelle del Mezzogiorno siano mediamente più grandi in termini di popolazione. Nelle Isole, ad esempio, si registrano circa 1.140 abitanti per località, e al Sud ben 1.814 abitanti. Questi dati contrastano con i 917 abitanti per località del Centro, e i 627 e 861 abitanti rispettivamente del Nord-est e del Nord-ovest. Questo suggerisce una maggiore concentrazione di persone in meno centri nel Sud Italia, rispetto a una diffusione più capillare e in centri più piccoli nel Nord.
Questi dati offrono uno spaccato significativo dell’evoluzione demografica e territoriale italiana, delineando un Paese sempre più urbanizzato e con marcate differenze geografiche nella distribuzione della sua popolazione.