Si è chiusa ieri, venerdì 13 giugno 2025, a Rebibbia, la prima edizione de “I Giochi della Speranza“, una giornata che ha visto lo sport trasformarsi in un potente strumento di rieducazione e rinascita. L’iniziativa, nata dalla collaborazione tra la Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport, il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria (DAP) e la rete di magistrati “Sport e Legalità“, ha rappresentato un momento significativo in occasione del Giubileo degli sportivi.
Lo Sport Oltre le Barriere
Nella Casa Circondariale Rebibbia N.C. ‘Raffaele Cinotti’, questa “piccola olimpiade” ha dimostrato come lo sport possa abbattere le barriere e favorire il riscatto e la dignità. La giornata, iniziata alle 8:00 con una cerimonia di apertura, è stata caratterizzata da intensi momenti di agonismo e condivisione, culminati in un risultato definito “straordinario” dagli organizzatori.
Daniele Pasquini, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per lo Sport, ha ricordato la genesi dell’evento: “Come tutte le idee folli, quella dei Giochi della Speranza è nata in condivisione con la rete di magistrati Sport & Legalità e il Dap durante le Olimpiadi di Parigi, dove presentammo il libro ‘Padre Henri Didon – Un dominicano alle origini dell’olimpico’. È a lui che dobbiamo il motto olimpico ‘Citius Altius Fortius’. Abbiamo pensato di portare i valori olimpici là dove si fa più fatica a entrare, in carcere. La spinta definitiva è arrivata con l’apertura della Porta Santa da Papa Francesco lo scorso 26 dicembre, proprio qui a Rebibbia”.
L’Apprezzamento delle Istituzioni
La manifestazione ha ricevuto un forte sostegno e apprezzamento dalle massime cariche sportive e istituzionali. Giovanni Malagò, presidente del Coni, ha definito l’iniziativa “strepitosa” e ha sottolineato l’importanza di “esserci, toccare con mano, guardare con i propri occhi, al di là di qualsiasi aspettativa.” Ha poi aggiunto: “Mi è piaciuta molto l’idea di questo torneo multidisciplinare, sembra un’idea provocatoria ma è eccellente. Qui in carcere c’è grande rispetto per gli arbitri e per le regole, perché lo sport è tante cose. Il Cio è sempre stato vicino agli emarginati, agli emigrati, ai carcerati, a chi ha avuto meno fortuna. Noi siamo qui per questo e complimenti alla Fondazione Giovanni Paolo II per lo Sport che ha organizzato I Giochi della Speranza in occasione del giubileo degli sportivi, mandando in tal modo un messaggio che parte dal mondo cattolico e arriva a tutti”.
Anche Beniamino Quintieri, presidente del Credito Sportivo, ha evidenziato il valore dell’iniziativa: “portare lo sport tra coloro che hanno perso la libertà sia uno dei modi migliori per attuare le politiche di rieducazione del detenuto, amicizia, solidarietà, rispetto delle regole, tutti i valori che lo sport incarna. Noi come Istituto del Credito Sportivo investiamo nelle infrastrutture che permettono a più persone di fare sport e avvicinarsi a questi valori. Siamo contenti che anche nelle carceri italiane si stia prestando sempre più attenzione a questo tema. Qui a Rebibbia c’è un discreto impianto sportivo, l’auspicio è che tutti gli istituti di pena possano averne uno all’altezza, per avviare i detenuti allo sport. Investire in infrastrutture sportive ha un effetto impattante sulla società e ha un valore non solo economico ma anche sociale”.
Sport, Regole e Rinsocializzazione
Sergio Sottani, procuratore generale di Perugia e presidente della rete di magistrati ‘Sport e Legalità’, ha rimarcato “il valore dell’attività sportiva all’interno del carcere come momento di educazione alla socialità” e “il rispetto delle regole sportive, uno dei modi in cui si manifesta la funzione rieducativa della pena”.
Fabrizio Basei, gip del tribunale di Velletri e fondatore della rete magistrati ‘Sport e Legalità’, ha aggiunto: “i Giochi della Speranza rappresentano un momento di incontro tra le istituzioni, il mondo carcerario e la società civile e l’inizio di un percorso da fare insieme. Il comune obiettivo deve essere quello di creare un modello da attuare in tutti gli istituti penitenziari d’Italia affinché, attraverso lo sport e i valori olimpici, si possano trasmettere anche nelle carceri, luoghi troppo spesso dimenticati e distanti dalla società, i principi di legalità e della nostra Costituzione”.
La “piccola olimpiade” ha visto la partecipazione di rappresentative miste composte da detenuti, polizia penitenziaria, magistrati ed esponenti della società civile, che si sono confrontati in diverse discipline: calcio a 7, pallavolo, atletica leggera, tennis tavolo, calcio balilla e scacchi. Un vero esempio di integrazione, dove le squadre si sono incontrate sul campo del rispetto reciproco e della voglia di cambiare.
Manuel, in rappresentanza dei detenuti di Rebibbia, ha espresso la gratitudine dei suoi compagni: “Voglio ringraziare a nome di tutti i miei compagni le istituzioni, la Fondazione Giovanni Paolo II per lo Sport, il Dap e la direzione del carcere, che ci hanno consentito di vivere questa giornata all’insegna dello sport. Per noi è stato importante interagire, svagarci e vivere qualcosa di diverso. Un ringraziamento e un saluto particolare a tutti i miei compagni detenuti”.
Un Modello per il Futuro
Le premiazioni finali hanno coronato una giornata significativa, suggerendo un futuro in cui la speranza e il reinserimento sociale possano passare anche attraverso la pratica sportiva. Questa prima edizione, tenutasi a Rebibbia, nel luogo dove lo scorso 26 dicembre Papa Francesco aprì la Porta Santa, è intesa come un punto di partenza. L’obiettivo ambizioso è quello di creare un modello replicabile in altri istituti di pena italiani, per offrire ai reclusi momenti di armonia e serenità, valorizzando lo sport come via per la crescita personale e il reinserimento.
Maria Donata Iannantuono, direttrice della Casa Circondariale Rebibbia N.C. ‘Raffaele Cinotti’, ha chiosato: “Questa è la prima esperienza in assoluto. Io l’ho ereditata, quindi non ho contribuito, però l’ho accolta con piacere, perché per me la rieducazione e la presenza della comunità civile insieme a noi è importantissima, perché da soli non ce la potremmo fare. Il detenuto si sente più coinvolto nell’ambiente esterno e lo sport è importante, perché abbassa le tensioni, è importante per la salute. Chi gioca, chi pratica lo sport sa che ci sono delle regole e imparando quelle regole forse riusciamo anche a fargli comprendere il motivo per il quale si trovano qui, perché hanno violato le regole della comunità”.
Di seguito le graduatorie nelle varie discipline:
- Pallavolo: 1) Società civile 2) Magistrati 3) Polizia penitenziaria 4) Detenuti
- Calcio a 7: 1) Detenuti 2) Polizia penitenziaria 3) Magistrati 4) Società civile
- Atletica. Gara velocità 60 metri: 1) Polizia penitenziaria 2) Detenuti 3) Magistrati
- Atletica. Staffetta 4×800: 1) Polizia Penitenziaria 2) Società civile 3) Magistrati 4) Detenuti
- Tennis Tavolo: 1) Detenuti 2) Magistrati 3) Società Civile 4) Polizia penitenziaria
- Scacchi: 1) Magistrati 2) Detenuti
- Calcio balilla: 1) Polizia penitenziaria 2) Detenuti 3) Società Civile 4) Magistrati
La classifica generale dei Giochi della Speranza: 1) Polizia penitenziaria – punti 14 2) Magistrati – punti 11 3) Detenuti – punti 10 4) Società civile – punti 7.