Il celebre Questionario di Marcel Proust svela, con leggerezza e profondità, aspetti inediti della personalità di chi vi si sottopone. Questa volta, è Alessandra Ricci, alla guida di SACE, a confrontarsi con le domande, offrendo ai lettori uno sguardo più intimo sulla sua visione, le sue ispirazioni e il suo percorso.
Con grande disponibilità e un pizzico di ironia, la CEO di SACE ha accettato di giocare con la memoria e l’immaginazione, rivelando tratti della sua personalità che vanno oltre il ruolo istituzionale. Ne emerge un ritratto interessante di una protagonista del mondo finanziario, impegnata a sostenere l’internazionalizzazione delle imprese italiane e la transizione sostenibile.
Queste risposte rappresentano una finestra sulla sua visione del mondo, tra esperienze passate e ambizioni future. Il resto della conversazione, purtroppo, rimarrà confidenziale. Chissà che un giorno non possa essere raccontato in un libro di memorie.
Alessandra Ricci, AD di SACE risponde al celebre questionario di Marcel Proust
Il tratto principale del mio carattere.
Tenacia e ottimismo.
La qualità che desidero in un uomo d’azienda.
Che sia uomo o donna, è importante che condivida e incarni i valori aziendali.
La qualità che preferisco in una donna.
Il coraggio, indipendentemente dal genere.
Quel che apprezzo di più nei miei amici.
La capacità di ascolto, che significa generosità.
Il sogno di felicità, vivere con passione. “Senza passione non si sogna né si è felici”
Il mio principale difetto.
Certe volte vado troppo veloce.
La mia occupazione preferita.
Favorire la crescita delle ambizioni personali e professionali delle persone.
Il mio sogno di felicità.
Vivere con passione, che è il vero sale della vita. Senza passione non si sogna né si è felici.
Quale sarebbe, per me, la più grande disgrazia.
Perdere la passione per ciò che faccio.
Vorrei essere “me stessa, senza mai smettere di lavorare su di me e ambire al meglio”
Quel che vorrei essere.
Me stessa, senza mai smettere di lavorare su di me e ambire al meglio.
Il Paese dove vorrei vivere.
L’Italia. Per il suo mare, la sua natura e la sua storia. Avere viaggiato tanto mi dà la consapevolezza di quanto qui mi senta a casa.
Il colore che preferisco.
Il rosso, perché è il colore della passione e del coraggio.
Il fiore che amo.
La fresia, dai colori bellissimi e associata all’amicizia.
L’uccello che preferisco.
Il colibrì, simbolo di coraggio e altruismo: come nella fiaba africana in cui, secondo il racconto, mentre tutti gli altri animali restavano inerti di fronte alla foresta in fiamme, un piccolo colibrì portava gocce d’acqua con il becco per spegnere l’incendio.
Le opere di Francesco Petrarca sono il manifesto dell’umanesimo
I miei autori preferiti in prosa.
Italo Calvino, intelligenza e curiosità allo stato puro, e Haruki Murakami: ogni suo libro è un viaggio e non sai dove ti porterà.
I miei poeti preferiti.
Devo citare due classici, di due epoche diverse ma di portata universale: Eugenio Montale, per l’essenzialità con cui esprime in poesia il vero senso della vita, e Francesco Petrarca, perché le sue opere sono il manifesto dell’umanesimo.
I miei eroi nella finzione.
Non ne ho.
Le mie eroine nella finzione.
Non ne ho.
I miei compositori preferiti.
Johann Sebastian Bach e Ludwig van Beethoven: entrambi hanno una forza espressiva straordinaria e profonda.
Gli eroi nella vita reale, “Chi vive con coraggio, anche quando quel coraggio ha un prezzo”
I miei pittori preferiti.
Ho due nomi, molto diversi e di epoche differenti: il primo, dal Rinascimento, è Sebastiano del Piombo, che ha saputo prendere il meglio da un grande maestro come Michelangelo, sviluppando un uso del colore e delle ombre unico, che rende vivi i suoi dipinti. E poi Salvador Dalì, genio del surrealismo e spirito ribelle che ha saputo parlare a tutti con le sue opere, su più livelli.
I miei eroi nella vita reale.
Chi vive con coraggio, anche quando quel coraggio ha un prezzo.
Le mie eroine nella storia.
Ipazia, la prima grande matematica, astronoma e filosofa conosciuta nella storia, purtroppo anche una delle prime martiri del pensiero scientifico e libero.
“Detesto gli indifferenti”
I miei nomi preferiti.
Micol, che mi ricorda la protagonista del libro Il giardino dei Finzi-Contini.
Quel che detesto più di tutto.
Gli indifferenti.
I personaggi storici che disprezzo di più.
Pol Pot, per il genocidio materiale e culturale che ha perpetrato.
L’impresa militare che ammiro di più.
L’impresa di Alessandria, in cui sei militari della Marina Militare Italiana, con pochi mezzi ma con molta preparazione e coraggio, riuscirono a mettere in ginocchio quella che allora era la più forte marina del mondo: la britannica. Un risultato raggiunto non con una grande battaglia, ma agendo con coraggio e intelligenza, limitando anche le vittime umane.
La riforma che apprezzo di più.
La trasformazione culturale delle persone, verso un mondo agile e in grado di adattarsi continuamente al contesto mutevole.