(di Katherine Puce) In un periodo segnato da una forte inflazione e da profondi cambiamenti nei consumi, il Veneto risponde con l’esempio concreto di chi, nel proprio piccolo, sceglie di difendere un rito identitario. Nello specifico, a Padova, i baristi hanno deciso di bloccare il prezzo dello spritz, consapevoli dell’importanza della bevanda tanto per le località turistiche quanto per gli stessi padovani.
La tutela di un prodotto identitario
Nato durante il dominio dell’Impero austro-ungarico, lo spritz affonda le sue radici in un gesto semplice: i soldati austriaci, trovando troppo forti i vini locali, li “spruzzavano” con acqua frizzante. Da quella pratica spontanea è nato uno dei simboli più riconoscibili dell’aperitivo italiano.
Un rito sociale contro l’omologazione del gusto
Oggi lo spritz è molto più di una semplice bevanda ma rappresenta un rito quotidiano, un segno di appartenenza e uno strumento di coesione sociale. In città come Padova e Mestre, accompagna i momenti di pausa e convivialità, animando piazze e vie. Il suo ruolo si è rafforzato anche sul piano turistico, diventando parte integrante dell’esperienza locale. In mete molto frequentate come Jesolo, lo spritz viene apprezzato dai visitatori come un’espressione autentica della cultura veneta e un simbolo immediato del territorio.Nel tempo, lo spritz ha conosciuto numerose varianti, dalla classica con Aperol a quelle con Select o Campari, senza mai perdere però il suo valore simbolico. Oggi, infatti, è un pilastro della cultura veneta, e i baristi locali, ben consapevoli della sua importanza, custodiscono la tradizione con orgoglio, sapendo di servire qualcosa che rappresenta l’identità della loro terra.
Tuttavia, come altri prodotti del bar, anche lo spritz è stato travolto dall’ondata del caro prezzi. Un prodotto storicamente apprezzato anche per la sua accessibilità ha iniziato a superare la soglia dei 4 euro, arrivando in alcuni casi a costare anche 6 o 7 euro, soprattutto nelle località turistiche. Un aumento che spinge molti giovani, studenti e lavoratori a rivalutare l’abitudine. Perfino i turisti, in cerca di autenticità, potrebbero percepire un calo nel rapporto qualità-prezzo e orientarsi verso alternative più economiche, spezzando quel legame spontaneo con la cultura locale. Così, un appuntamento quotidiano rischia di trasformarsi in un lusso occasionale.
Un esempio di potere economico della tradizione
Torniamo così all’esempio dei baristi padovani e all’importanza della loro scelta di bloccare il prezzo dello spritz. In gioco non c’è solo il margine di guadagno, ma qualcosa di culturalmente più profondo come la socialità, la cultura del territorio e la semplicità di un rito che racconta uno stile di vita da generazioni. Per questo, mantenere il prezzo a 4 euro significa, di fatto, mettere la tradizione davanti al profitto, e dimostrare una rara coesione tra esercenti, capaci di superare la concorrenza in nome di una sfida comune.
L’iniziativa dei baristi padovani rappresenta un modello da non ignorare, e auspicabilmente replicabile anche in altri settori. Questo perché non si tutelerebbero solo i consumatori, ma si costruirebbe una combinazione virtuosa di responsabilità sociale, tutela delle tradizioni e collaborazione tra imprenditori, in grado di contribuire a contenere gli effetti dell’inflazione e, allo stesso tempo, a preservare l’identità culturale delle comunità locali.