Un recente studio dell’ISTAT ha messo sotto la lente d’ingrandimento gli effetti sui redditi disponibili delle famiglie italiane derivanti dalle diverse politiche redistributive introdotte nel corso del 2024. La ricerca ha confrontato la stima dei redditi di quest’anno con quella che si sarebbe avuta mantenendo in vigore le normative del 2023, analizzando in dettaglio l’impatto di una serie di misure chiave.
Effetti combinati di Irpef e decontribuzione per i lavoratori dipendenti
Per le famiglie in cui almeno un componente percepisce un reddito da lavoro dipendente, l’analisi congiunta della riforma delle aliquote e degli scaglioni Irpef e delle due forme di decontribuzione previste per il 2024 rivela che ben 11,8 milioni di famiglie hanno visto migliorare il proprio bilancio, con un incremento medio annuo di 586 euro. Questo dato rappresenta quasi il 45% delle famiglie residenti in Italia e un significativo 78,5% delle famiglie con almeno un lavoratore dipendente.
Tuttavia, la stessa analisi evidenzia come circa 300mila famiglie abbiano registrato una perdita media di 426 euro. Questo peggioramento è attribuibile principalmente alla soppressione del diritto al cosiddetto “Bonus Irpef” (trattamento integrativo dei redditi da lavoro dipendente).
Impatto della riforma Irpef per le famiglie non interessate dalla decontribuzione
Le famiglie che, pur non beneficiando della decontribuzione, sono state interessate dalla riforma dell’Irpef ammontano a 9 milioni e 600mila (il 36,8% del totale). Per queste, il guadagno medio annuo derivante dalla riduzione delle imposte dirette è stimato in 251 euro, con un conseguente aumento dello 0,5% del loro reddito disponibile.
Sostegno alle lavoratrici madri: un beneficio significativo
Un intervento specifico a favore della genitorialità è rappresentato dall’esonero contributivo totale per le lavoratrici dipendenti madri di due o più figli. Si stima che circa 750mila lavoratrici abbiano beneficiato di questa misura, registrando un guadagno medio di poco più di 1.000 euro rispetto al 2023. Un quarto di queste, con una retribuzione annua lorda superiore ai 35mila euro, non rientrava tra i beneficiari dell’esonero parziale previsto per i lavoratori dipendenti nel 2023, e per loro il guadagno medio è ancora più consistente, superando i 1.800 euro.
Il passaggio da Reddito di Cittadinanza ad Assegno di Inclusione: luci e ombre
Il passaggio dal Reddito di Cittadinanza (RDC), già modificato nel corso del 2023, all’Assegno di Inclusione (ADI) ha comportato un peggioramento dei redditi disponibili per circa 850mila famiglie (il 3,2% del totale). La perdita media annua è significativa, attestandosi intorno ai 2.600 euro, e riguarda quasi esclusivamente le famiglie più povere. In tre quarti dei casi, ciò è dovuto alla perdita del diritto al beneficio, mentre nel restante quarto è legato a un calcolo meno vantaggioso con il nuovo sistema.
Per circa 400mila famiglie, il passaggio tra RDC e ADI non ha comportato variazioni nel reddito disponibile, mantenendo lo stesso importo percepito in precedenza. Un piccolo gruppo di circa 100mila famiglie ha invece tratto un beneficio dall’ADI, con un incremento medio di circa 1.200 euro. Questo vantaggio è principalmente dovuto al diverso trattamento dei componenti con disabilità nel calcolo della scala di equivalenza dell’ADI rispetto al RDC.
Bonus Natale: un piccolo aiuto per una parte delle famiglie
L’indennità una tantum di 100 euro per i lavoratori dipendenti con redditi lordi inferiori a 28mila euro, comunemente noto come “Bonus Natale“, si stima abbia raggiunto circa 3 milioni di famiglie (l’11,6% del totale), generando un incremento medio del reddito disponibile pari allo 0,2%.
L’effetto complessivo sulla disuguaglianza dei redditi
L’intervento pubblico nel suo complesso, attraverso le politiche analizzate, riduce la diseguaglianza nel reddito delle famiglie di 16,1 punti percentuali, con una riduzione più marcata nel Mezzogiorno (-16,9 punti percentuali), area dove si registrano le maggiori disparità nei redditi primari. Tuttavia, le modifiche al sistema di tasse e benefici introdotte nel 2024 sembrano aver determinato un leggero aumento della disuguaglianza dei redditi disponibili a livello nazionale. L’indice di Gini, che misura la diseguaglianza, è passato dal 30,25% al 30,40%.